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Le ville palladiane a Vicenza e dintorni

Quando nasci in provincia di Vicenza, uno dei nomi che impari fin dai primi anni di età è Andrea Palladio. L’architetto genio del Rinascimento è stato così d’impatto da farci utilizzare ancora oggi il termine “palladiano” in riferimento a costruzioni che hanno preso forma anche una decina di anni fa. L’esempio di “palladiano” più celebre del mondo è la Casa Bianca, così come lo è il congresso degli Stati Uniti. Lo stile palladiano è inconfondibile e quale cosa migliore da fare che visitare Vicenza e i suoi dintorni per rendersene conto? Come se fosse un itinerario che parte dal centro città e porta verso una provincia attigua, ecco quali sono gli edifici palladiani da vedere almeno una volta nella vita.

Ville ed edifici palladiani a Vicenza e dintorni

Centro di Vicenza: il Teatro Olimpico

Il centro di Vicenza è piccolo, contenuto, si gira a piedi e potrebbe sembrare – già sa solo – il portfolio di Andrea Palladio. Ce n’è per tutti i gusti, soprattutto architettura civile. Dovendo trovare un solo edificio da consigliare, ho scelto il Teatro Olimpico ma non è il solo edificio a rappresentare una sorta di unicum in architettura. La Basilica Palladiana (che, ricordo, non è una chiesa ma una basilica civile) e Palazzo Chiericati sono sicuramente un’ottima compagnia per il teatro. Perché ho scelto proprio quest’ultimo? Perché il Teatro Olimpico di Vicenza garantisce uno wow effect senza pari. L’esterno sta all’Olimpico come una scatola di compensato sta a un diamante purissimo. Vedere per credere.

Appena fuori dal centro di Vicenza: Basilica di Monte Berico

Ora sì che parliamo di architettura religiosa: la Basilica di Monte Berico è la chiesa di riferimento di tutti i Vicentini, costruita come ex voto per aver salvato la città dalla peste. Di per sé, questa basilica è un insieme di opere di più architetti ma dobbiamo l’involucro esterno proprio ad Andrea Palladio. L’architetto ha ben pensato di disegnare una pianta quadrata, trasformando la prima chiesa gotica presente su quel colle appena fuori dal centro di Vicenza. Consiglio furbo, soprattutto se avete voglia di passeggiare: dal centro di Vicenza, seguite i portici (aggiunta del 1700, non sono di Palladio) e raggiungete il santuario a piedi.

Un tempo era campagna: Villa Capra detta la Rotonda e Villa Valmarana ai Nani

Questa è probabilmente la villa palladiana più celebre in assoluto, progettata da Andrea Palladio alla fine della sua vita, tanto che lui non la vide mai completata. La Rotonda – il cui nome ufficiale è Villa Capra – è uno splendore di pura architettura rinascimentale. La sua magnificenza sta proprio nel disegno del progetto: solo guardando quello ci si rende conto di che cosa potesse essere il Rinascimento in architettura. Misura, proporzione, perfezione: sono questi i tre elementi che hanno dato vita a quella bellezza assoluta. Villa Capra è privata e si può visitare solo in qualche occasione. A pochi passi da Villa Capra – nel caso restaste a bocca asciutta – c’è Villa Valmarana ai Nani. Non si tratta di una villa di Palladio ma ispirata ai suoi progetti. Villa Valmarana è privata come La Rotonda ma si visita tutto l’anno, a eccezione di Natale e Capodanno. Una particolarità di Villa Valmarana è di essere stata affrescata dai Tiepolo, padre e figlio.

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Tra Vicenza e Treviso: Villa Barbaro a Maser

Da Vicenza, parte una strada chiamata Gasparona: porta ditta a Bassano e da lì continua, riprendendo il suo nome di statale, fino alla provincia di Treviso. All’ingresso di quest’ultima provincia si trova un altro dei capolavori del Palladio: Villa Barbaro. Siamo nel comune di Maser e qui troviamo una villa progettata per essere proprio una sorta di buen retiro di campagna. Come spesso accadeva, Palladio era l’architetto e, per ultimare l’opera, occorre trovare un interior designer d’eccellenza. Uno dei più richiesti al tempo era Paolo Veronese. E così fu per Villa Barbaro. Il piano nobile della villa è tutto un gioco di dipinti, dove troviamo finte porte, balaustre che sembrano vere e colonne alle quali verrebbe voglia di appoggiarsi per poi capire che si tratta di elementi pittorici. Questa è la degna conclusione di un itinerario veneto, che abbia Andrea Palladio e il suo genio al proprio centro.

Articolo e foto di Giovy Malfiori

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