varietà di pasta lunga

Viaggio tra la pasta lunga d’Italia: sei regioni per sei viaggi pieni di gusto

La pasta è un alimento che, come la pizza, identifica l’Italia ovunque ci troviamo. Non importa che il nostro viaggio ci porti a Dubai, a New York oppure in Sud America: sarà sempre possibile trovare un ristorante italiano capace di mettere – degnamente – un piatto di pasta al pomodoro in tavola. La pasta può essere corta e lunga. A prescindere dai gusti personali, quest’ultimo formato è sempre molto interessante da punto di vista gastronomico e può diventare, con le sue molte diversità, un leitmotiv capace di portarci in giro per l’Italia a mangiare cose buone. Dove? Ecco sei regioni per sei formati di pasta lunga tutti da gustare.

Sei varietà di pasta lunga

I tagliolini in Piemonte

I tagliolini -o tajarin – sono un formato di pasta che identifica il Piemonte dal punto di vista gastronomico. Stiamo parlando di una pasta all’uovo che fa parte della tradizione piemontese più autentica. I tagliolini piemontesi sono caratterizzati dal fatto di essere sottili. I documenti storici riportano tracce di menù con i tajarin fin dal XV Secolo e si dice che Re Vittorio Emanuele II li adorasse particolarmente. A livello popolare, i tajarin piemontesi sono un piatto nato per i giorni di festa e il sugo con il quale si accompagnano più volentieri è quello dell’arrosto, anch’esso preparato per le giornate importanti. Visto che parliamo di Piemonte, una variante gustosa può essere gustata nelle Langhe, dove i tajarin si accompagnano con il prezioso tartufo locale. Se vi trovate da quelle parti, non dimenticate di cercare degli agriturismi che organizzano anche corsi di cucina: potrete preparare i vostri tajarin e poi gustarli alla fine del corso.

I bigoli in Veneto

Ci sono mille leggende sulla nascita dei Bigoli e almeno centinaia di città e zone che ne rivendicano la paternità. Qualsiasi voce si ascolti, ciò che è certo è che la cucina veneta è davvero varia ma si riunisce salda sotto l’egida dei Bigoli col torcio. Quando ero piccola, pensavo che la parola “torcio” identificasse il condimento. Non mi ci volle molto, però, a capire che il torcio altro non è che il “marchingegno” utilizzato per dare la tipica forma ai bigoli. Il condimento può cambiare da provincia a provincia e, per me, ci sono tre grandi costanti capaci di raccontare il Veneto nel piatto. La prima è la variante “di magro”, che viene solitamente proposta nei venerdì di quaresima: oio e sardela, ovvero olio e sardine. Altra versione, sicuramente più carnivora (e da me adorata) è quella col tastasal, ovvero con l’impasto con cui poi si confezione il sale. Last but not least, il ragù d’arna, ovvero d’anitra. Un ragù bianco, molto ricco che con i bigoli è praticamente perfetto.

Le tagliatelle in Emilia

Non si può parlare di pasta lunga italiana senza approdare, almeno per un attimo, nel territorio emiliano e trovare, sul nostro tavolo, le tagliatelle. Accomunano praticamente tutta la regione ma sono particolarmente proposte lungo la Via Emilia, tra Bologna e Reggio Emilia. Si tratta della più classica delle paste all’uovo che, di sicuro, non ha bisogno di presentazioni. Ciò che la rende diversa, da zona a zona, è il condimento. Per tutti si parla di ragù ma provate ad assaggiarlo a Reggio Emilia, Modena e Bologna. Vi renderete conto delle differenze. Il più classico di tutti, per me, è il ragù di prosciutto gustato nei dintorni di Bologna.

tagliatelle bologna

Le pappardelle in Toscana

Questa scorribanda gastronomica in giro per l’Italia ci porta a sederci anche ai tavoli toscani. A prescindere dalla provincia e dalla zona in cui ci porterà il nostro viaggio in Toscana, saremo sicuri di trovare le pappardelle. Siamo sempre nel mondo della pasta all’uovo ma, rispetto alle tagliatelle, la larghezza è più grande. Il must per gustare le pappardelle in Toscana è abbinarle al ragù di cinghiale, soprattutto quando la stagione lo concede. In alternativa, si può chiederle con la “nana”, ovvero con l’anatra. Il ragù d’anatra toscano è “in rosso” e molto diverso da quello Veneto. Da provare!

Gli strangozzi in Umbria

Arrivando in Umbria, usciamo dal mondo della pasta all’uovo e iniziamo a parlare di pasta di semola. Gli strangozzi sono nati nella zona tra Foligno e Spoleto e, ancora oggi, popolano i menù di ristoranti, osterie e trattorie dove mangiare in Umbria. Si possono accompagnare con il tartufo di Norcia oppure richiederli alla “spoletina”, ovvero con un sugo di pomodoro piuttosto piccante che rende questa pastas davvero molto gustosa. A livello di forma, gli strangozzi assomigliano molto ai tajarin per forma e dimensione ma, a differenza della pasta lunga piemontese, non hanno l’uovo nel loro impasto.

strangozzi alla spoletina

Gli spaghetti alla chitarra in Abruzzo

Il nostro viaggio gastronomico in Italia per gustare la pasta lunga si conclude in Abruzzo dove troveremo gli spaghetti alla chitarra. Anche in questo caso, si tratta di pasta all’uovo. La particolarità sta nell’utensile utilizzato per dare tagliare la sfoglia e dare quindi la forma alla pasta. La chitarra è un telaio formato da una cornice in legno e tante piccole “corde” fatte solitamente di fili d’acciaio molto sottili. La sfoglia si appoggia sul telaio e, passando un apposito piccolo mattarello per farla aderire alle corde, la si taglia ottenendo gli spaghetti alla chitarra. Vengono conditi in vari modi ma, nella zona di Teramo, la fa da padrona un sugo con delle piccole polpettine gustose con tanto sugo di pomodoro.

Articolo e foto di Giovy Malfiori

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