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Trieste, cosa vedere passeggiando nella città del vento

Trieste è una città da vivere, una città da passeggio, più che una città da visitare. Ha una bellezza leggera come il vento, un luogo di evasione, di confine, dove quindi i confini si fanno impalpabili e in questo senso è meticcia più che multietnica. Arrivandoci si ha l’impressione di essere già all’estero: è una città nel vento come dicono i triestini e anche una città del vento, come appare ai forestieri, la città della Bora, quel vento catabatico che qui trova le condizioni ideali, che soffia da est in direzione nord est e ci ricorda la buriana e anche la parola borioso, colui che si dà appunto delle arie. Certo quando soffia anche a oltre 100 chilometri all’ora e decide di fermarsi in città può diventare un ostacolo. Il vento non è però solo un problema, un nemico, è anche un compagno che ha forgiato il carattere dei triestini il cui motto è “pian e bene”, adagio e con piacere. Prendetevi quindi tempo. Non dovete sostarvi a lungo quanto visitare la città passeggiando nel vento; indugiando; senza affrettare il passo. Quand’anche non soffia la bora, magari solo il borino, la versione estiva e delicata, quello che di meglio offre la città è in alto e quindi bisogna andare a zonzo con il naso per aria lentamente per non inciampare. In alto le decorazioni dei palazzi formano una suggestiva città sospesa. È una città rilassante, riservata ma aperta che pur di piccole dimensioni, molto raccolta ha la grandeur di una Capitale e la memoria del passato quando è stata la terza città dell’Impero; città altresì vivace, almeno nella bella stagione, e piena di giovani.

Cosa vedere a Trieste

Arrivare e partire

Si può arrivare all’aeroporto del Friuli Venezia Giulia a Ronchi dei Legionari oppure in treno alla Stazione ferroviaria che è in pieno centro. L’aeroporto è lontano ma il tragitto in gran parte panoramico vale la pena e se non vi vuole prendere un taxi o affittare una macchina che a Trieste città è ben poco utile, si può prendere il treno regionale che ferma all’Aeroporto (e ci mette circa mezzora). La stazione dei treni è comoda; i treni meno: da Milano ci sono poche Frecce e in generale da Venezia ci vogliono due ore di un treno regionale, per fortuna non affollato perché nel Nord-Est i trasporti sono meno congestionati che altrove. Trieste rimane un po’ fuori mano per l’Italia ma può essere una buona tappa per poi dirigersi in Istria e Croazia e nelle prossimità offre qualche buona occasione di gita sull’Altopiano carsico e nella città romana di Aquileia.

In compagnia di libri e caffè

A Trieste, una piccola Vienna sul mare, caffè e librerie non mancano e spesso i primi ospitano le seconde e viceversa. Basta solo lasciarsi guidare dal proprio fiuto e dal vento e seguire gli scrittori le cui statue punteggiano la città, da Italo Svevo, all’amico James Joyce, al poeta Umberto Saba e a Gabriele D’Annunzio che da qui partì per la sua spedizione. È una città dove la vita si svolge molto passeggiando, riversandosi sul mare nella bella stagione e in salotti aperti: in un periodo in cui le librerie chiudono qui ne aprono di nuove e spesso sembrano veri e propri salotti di casa. In generale il triestino legge molto e la città è soprattutto da raccontare anche perché si conosce proprio poco di questo angolo d’Italia ma troverete chi ve ne parla volentieri. D’altronde il turismo è arrivato dopo gli anni Duemila.

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Punto di partenza, Piazza dell’Unità d’Italia

Possiamo iniziare il nostro percorso dal cuore simbolico della città, dov’era sito l’antico porto, in parte coperto per realizzare l’attuale spazio urbano su un gran numero di palafitte, oggi la più grande piazza aperta sul mare d’Europa. L’impressione che si riceve volgendo lo sguardo a trecentosessanta gradi ci racconta la città. Fino al XVI secolo era una piccola città con una sua autonomia economica basata sulla pesca e sull’attività delle saline perché qui l’agricoltura era molto limitata. Dopo l’ascesa al trono di Maria Teresa d’Austria nel 1740 le saline che ormai non erano così redditizie furono coperte e si sarebbero dovuti realizzare nove canali che guardavano tutti al mare e lasciar spazio a nuove costruzioni. Oggi il volto della città appare molto curato anche perché dell’antichità romana è restato ben poco e la città è relativamente nuova. L’immagine della piazza è ariosa, regale e semplice ad un tempo: pare una contraddizione ma questa è Trieste, che vive respirando la nostalgia della gloria di un impero e guardando con fiducia al futuro operoso ma non troppo. Il triestino infatti non ama sottrarre troppo tempo al mare che qui offre un golfo splendido. 

Tra l’altro la città è godibile, ci si può smarrire senza timore di perdersi, passeggiando nella città del vento senza meta e divertendosi a ritrovarsi in luoghi già visti da prospettive diverse, facendo il giro delle piazze più note quali Piazza della Borsa, Piazza Venezia, Piazza Sant’Antonio e Piazza della Repubblica. In Piazza Unità d‘Italia, ci sono tutti i protagonisti: il mare, la bellezza dei palazzi dallo stile neorinascimentale (il Palazzo del Governo), eclettico (la sede del Comune), le assicurazioni – Le Generali – le compagnie di navigazioni come la Lloyd e ancora le banche, i caffè e molta innovazione tecnologica che interessa anche la vita culturale come il Design Festival. Se comunque aveste curiosità e esigenze particolari nel Palazzo del Comune l’Info point turistico e molta gentilezza, una caratteristica della città. Dalla Piazza si può indirizzarsi verso il mare, verso il Molo Audace, e percorrere tutto il lungo mare con una sosta in particolare al Salone degli Incanti, l’antica Pescheria Centrale oggi ristrutturata e sede di manifestazioni ed esposizioni. Guardando il mare, a sinistra, a ridosso della piazza la città vecchia con le vie del pesce e del sale.

Verso San Giusto

Una breve passeggiata passando per i resti del Teatro romano (non visitabile se non dall’esterno ma con lo sguardo lo si abbraccia tutto) ci porta al Castello e alla Cattedrale di San Giusto a piedi o con un ascensore gratuito nel parcheggio sotterraneo a due passi dal teatro. Il Castello è abitato ed è un forte senza grandi cose da vedere come la piacevole e semplice cattedrale ma dall’alto si gode una vista piacevole. In effetti si può percorrere il camminamento di ronda, che corre lungo la sommità del perimetro delle mura dove il miglior punto panoramico è il Bastione Rotondo o Veneto, rivolto a ovest. Qui ci fu il nucleo originario dell’insediamento della città, che intorno al 1000 a.C. prese il nome di Tergeste e dove i romani in seguito vi fondarono una colonia. La Chiesa è il principale luogo di culto cattolico della città, dedicata al Patrono di Trieste e costruita nella forma attuale tra il 1302 e 1320 dall’unione di due chiese precedenti: la Chiesa di Santa Maria e la Chiesa di San Giusto. Gli affreschi interni sono tutti dedicati alla vita del Santo. 

Un mosaico di popoli

Forse il turista che viene a Trieste con l’idea di una città multietnica può restare deluso se pensa di vedere una città multicolore. In realtà qui il meticciato è profondo perché quasi tutti portano i segni di diverse culture e popoli nella propria famiglia ma ormai si sono trasformati in una nuova identità. I luoghi di culto variegati raccontano ancora quanto Trieste sia stata un crocevia di genti, dal Tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione sul Canal Grande, che vale una passeggiata – lì anche il grattacielo rosso (oggi con una caffetteria Illy e una scuola all’interno) dal volto newyorkese primi Novecento, e a una scultura che rappresenta il Monumento a Maria Teresa- alla chiesa luterana e alla Sinagoga. Quest’ultima si trova vicino a via XX settembre nella zona borghese non del centro storico dove spesso i turisti non arrivano che però merita perché, al di là dello shopping, è ricca di palazzi Liberty, ognuno dei quali ha una storia. La Sinagoga, inaugurata nel 1912, è tra le più importanti d’Europa specchio dell’importanza della comunità ebraica all’epoca con un curioso impianto che unisce il modello basilicale alle esigenze del culto ebraico (ci sono visite guidate salvo il venerdì e il sabato per ragioni religiose).

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La MoneTa

La scultura MoneTa, ormai battezzata “il tallero” incastonata in piazza del Ponterosso, è stata scelta da quasi 500 triestini per celebrare la figura dell’imperatrice Maria Teresa, opera ideata da Nicola Facchini, Elena Pockay e Eric Gerini. L’Imperatrice è ritratta tipicamente sulle monete, già avanti negli anni che da lei presero il nome utilizzate a partire dal 1780, utilizzate nei commerci internazionali e quindi conosciute in gran parte del mondo. Sebbene l’Imperatrice non abbia mai visitato la città ad essa se ne deve la prosperità. Tra l’altro il tallero teresiano era ed è un oggetto molto conosciuto sul territorio triestino dal momento che, in passato, c’era l’usanza di porre questa moneta in argento sotto una tegola del tetto di una nuova casa come segno di buon auspicio.

Nel Magazzino dei Venti

Passeggiando nella città del vento abbiamo scelto una sosta legata al racconto più che al fatto di vedere qualcosa che ci dice molto dello spirito della città, il Magazzino dei Venti, noto come il Museo della Bora che grazie al fatto di aver vinto un bando presto diventerà un museo vero e proprio, con spazi adeguati e un’attività più ampia culturale. Una stanza zeppa di oggetti, di testimonianze legate al vento, raccolte ai quattro angoli della terra, l’idea di informare sul vento e anche di giocare con questa realtà, nata dalla fantasia e dal grande estro comunicativo di Rino Lombardi, che sta avendo una grande eco anche a livello internazionale. Lasciate da parte l’idea del museo e anche del laboratorio così com’è di solito e vi divertirete ad ascoltare mille curiosità e a capire qualcosa di più dell’aria di Trieste città in effetti non di venti, nel senso che qui il vento non dimora stabilmente ecco perché non ci sono stati i mulini ma trascinata dal vento in avventure singolari.

Altre cose da vedere a Trieste 

Per chi ha più tempo passeggiando nella città del vento una sosta merita il Museo d’Arte Orientale (gratis) che racconta i rapporti tra Trieste e l’Oriente, con il primo piano dedicato alla Cina, secondo e terzo piano al Giappone; e per gli amanti dell’arte il Museo Civico Revoltella ospita 350 opere di artisti della statura di Francesco Hayez, De Chirico, Arnaldo Pomodoro ospitato in palazzo storico con sale con ricchi arredi d’epoca e una splendida biblioteca storica. Per chi ama la letteratura in attesa della realizzazione prossima del Museo della letteratura il Museo sveviano e il Joyce Museum apre uno scorcio sulla vita intellettuale del Novecento in città.

Da non perdere a Trieste

Il Castello di Miramare, che evoca la Principessa Sissi, sulla strada panoramica per arrivare a Trieste, è ospitato all’interno del Parco, una grande area verde di circa 22 ettari con numerose piante, fontane e decorazioni. Qui si può percorrere il Sentiero di Massimiliano e visitare il museo pubblico con le stanze di Massimiliano d’Asburgo, le camere per gli ospiti e la sala del trono immergendosi nel tempo.

visita al castello di miramare trieste

Assaggi passeggiando nella città del vento

Anche a tavola la città vive di contaminazioni, in particolare tra Vienna e Venezia e quindi tra il Nord e il Mediterraneo, in realtà tra sapori a loro volta contaminati perché l’Impero Austro-Ungarico del quale Trieste ha fatto parte dal 1382 ha unito i sapori dell’Europa continentale alle influenze turche ad esempio nei dolci che vedono le mandorle protagonista; così come Venezia. Tradizionalmente è una città dove si mangia soprattutto carne come il gulash con diverse varianti e in particolare maiale, sebbene il porto e l’affaccio sul mare abbia portato preparazioni a base di pesce come le zuppe, che qui sono tutte spinate e senza salsa di pomodoro e le sarde in saor. La ristorazione è gustosa, raramente gourmet, più vicina al bistrot ma con una certa varietà. Tra gli indirizzi Menarosti, un classico, con ottima materia prima, buon servizio e cura del cliente, Nero di Seppia, Pep’s Fish House e Osteria il Salvagente, per citarne alcuni, a parte la pletora di caffetteria in alcune delle quali si può mangiare. 

Caratteristica del territorio sono le Osmize, una sorta di cantine in case private che non aprono sempre perché la legislazione non lo permette. Sono in campagna non sempre facili da scovare, salendo verso il Carso: prive di insegne offrono taglieri di salumi e formaggi, uova sode, verdure e fagioli di produzione propria, acqua del rubinetto e vino della casa ma possono essere ristori simpatici.

Articolo e foto di Sophie Moreau

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