Trapani città del sale e del vento

Trapani detta anche la città dei due mari, il Canale di Sicilia e il Mar Tirreno, è una falce che la leggenda narra sia stata persa da Cerere cercando la figlia Proserpina, rapita da Plutone e portata nell’Ade. Per questo nella città, che già il filosofo ottocentesco Arthur Schopenhauer dipingeva come la più meticcia d’Europa, si dice che vi siano solo due stagioni, quella della vicinanza della figlia alla madre, la fioritura e la bella stagione; e quella della lontananza, fredda e soprattutto ventosa. 

Qui vi si arriva in nave o più semplicemente in aereo, sia all’aeroporto cittadino di Birgi con le compagnie low cost, sia a Punta Raisi a Palermo se si vuole viaggiare con la compagnia di bandiera. La città, troppo spesso di passaggio per recarsi alle Isole Egadi, Favignana, Levanzo e Marettimo, paradiso degli amanti delle immersioni, merita però una visita. La nostra è stata in compagnia di Rosalia D’Alì, Assessore alla cultura, al turismo e al centro storico e dell’architetto Luigi Biondo, Direttore del Parco archeologico di Segesta, già del Museo A. Pepoli, entrambi appassionati di storia locale e animatori della vita culturale della città.

Per chi si trattiene e volesse fare qualche gita, c’è l’isola di Mozia; e appena fuori città San Vito Lo Capo, conosciuto per la sua spiaggia caraibica da evitare nel pieno della stagione turistica e per il cous-cous festival che, al di là dell’aspetto turistico riserva qualche piacevole sorpresa.
Questo piatto mediterraneo, tipico della sponda sud, a Trapani ha infatti una sua tradizione e lo si preparava tradizionalmente nelle famiglie per il pranzo della domenica.

La via del Sale

Da Trapani parte anche la via del sale e può essere curiosa una visita alle Saline; mentre se si volgono le spalle al mare in collina si può arrivare in macchina o con la teleferica, dalla quale ammirare il panorama della città, a Erice, un paesino arroccato, dove improvvisamente può levarsi la nebbia e avvolgerlo nell’incanto, lungo la strada del vino dove merita una sosta il Duomo, il Castello di Venere con il Balio, un giardino romantico, il Tempio di Venere Ericina, e la Torretta Pepoli, legata al nome di Agostino Pepoli (al quale è intitolato anche il museo del corallo). Il personaggio merita qualche parola: Agostino Maria Alberto Sieri Pepoli era figlio di Riccardo Sieri Pepoli, della famiglia nobiliare dei Sieri Pepoli, che nel 1827 fu sindaco di Trapani, e di Elisabetta Alagna. La famiglia, proprietaria di saline localmente, promosse l’ospizio Sieri Pepoli, e a Erice costruì la Torretta Pepoli e ristrutturò il Castello detto del Balio. Agostino studiò a Palermo e a Siena e viaggiò molto in Europa dedicandosi così ai suoi grandi interessi, l’arte e la cultura. Alla fine del secolo visse poi a lungo a Bologna, dove acquistò da Ferdinando Pepoli l’archivio della famiglia e parte del palazzo Pepoli, che lasciò in eredità al comune di Bologna, insieme alla collezione di oggetti d’arte del primo piano, per un futuro museo Pepoli. Con la sua collezione privata fondò a Trapani nel 1906 il Museo Regionale Pepoli, anche con le opere d’arte ereditate da Michele Sieri Pepoli, fratello del padre. A Trapani merita il Museo a lui intitolato, ovvero il Museo del Corallo.

Segesta e Selinunte

Una bella tappa è rappresentata da Segesta – rivale nei secoli di Selinunte -con il suo parco archeologico e in particolare il Tempio e il Teatro. Quest’ultimo è un territorio nel quale c’è ancora moltissimo da scoprire eppure segnali importanti sono arrivati da alcuni scavi come il ritrovamento della Casa del Navarca, un ammiraglio dove si possono scorgere importanti mosaici e dove c’è un progetto di scavo e studio in collaborazione con l’Università di Ginevra. La stagione teatrale estiva qui si richiama alla tradizione greca del passarvi la giornata dall’alba al tramonto, quest’anno in programma dal 28 luglio al 27 agosto.

Imperdibile anche Selinunte, a una cinquantina di chilometri dalla città, parco archeologico greco il cui nucleo è dorico; più lontane Mazara e Marsala.

Primavera a Trapani

La stagione più bella per visitare Trapani è la primavera e l’inizio dell’estate e si può cominciare dal centro, dalla sede del Comune, Palazzo D’Alì con la sua stanza pompeiana e alcuni dipinti della grande pittrice trapanese Carla Accardi; di fronte al quale un esempio di Liberty che in città ha lasciato tracce interessanti: I Telegrafi del 1927, oggi sede della Posta. Non si può perdere il Santuario della Madonna di Trapani la cui festa ricorre il 16 agosto, pilastro della devozione popolare; la Cattedrale di San Lorenzo, cattedrale, il cui impianto attuale è tardo barocco e la Chiesa dell’Immacolata del Collegio dei Gesuiti su Corso Vittorio Emanuele, asse centrale dove si trova anche una bella e fornita Libreria del Corso, in stile Liberty, con una buona scelta di testi sulla città e di letteratura locale. Questo asse, l’antica “Rua grande”, segna lo sviluppo tardo barocco della città, e corre perpendicolare a via Torrearsa, in passato strada di artigiani e artisti, di corallari in particolare e limite della città muraria. Il Corso, oggi Vittorio Emanuele, segna appunto il nuovo sviluppo a partire dal XIV secolo con Giacomo II d’Aragona.

Sul Corso un palazzo con l’orologio e una formella particolare che raffigura il principe Alessandro Ferro, personaggio settecentesco, che si recò in Francia dove veniva snobbato come nobiltà di provincia. Si narra di uno scherzo: in un giardino dove vi erano animali ‘esotici’ quali un leone fu portato a sua insaputa al cospetto della bestia feroce, ma egli reagì prontamente mettendogli il proprio cappello sulla testa e paralizzando o sconcertando la bestia, come raffigurato nel rilievo del palazzo. Il Corso termina sul Palazzo di città o Senatorio punto di snodo importante. Accanto ad esso la Porta oscura e la Torre dell’Orologio.

Via Torrearsa ai due estremi custodiva due statue, quella della Madonna di Trapani, il sacro, e Venere, ancora visibile, il profano dove c’era l’antico mercato del pesce, raggiungendo il quale si può proseguire sulla passeggiata a mare, molto suggestiva lungo le Mura di Tramontana. Il quartiere dei pescatori conserva molte leggende come quelle legate alla Chiesa di San Liberale, purtroppo mal ridotta dopo i bombardamenti ancora della seconda guerra mondiale, detta “degli innamorati”. La leggenda racconta che chi di fronte ad essa si giura amore si sposa entro l’anno e sulla piazzetta antistante in passato il primo Maggio si apparecchiava per mangiare fave e formaggio. Qui il formaggio è sostanzialmente solo di pecora e vi è un’ampia scelta, dalla tuma molto fresca fino al pecorino. 

Sul lato del mare vale la pena un’occhiata alla Colombaia e alla Torre di Ligny, piccolo Museo archeologico, alla confluenza dei due mari. 

Poco distante vale uno sguardo la Chiesa di San Francesco, con la sua cupola smaltata, che conserva delle sepolture armene testimonianza del culturalismo di questa città portuale. 

A tal proposito una sosta è d’uopo anche solo davanti alla Chiesa di Sant’Agostino per ammirarne il Rosone, Originariamente era un Ospizio dei cavalieri Templari che qui si fermavano e ricevevano cure prima di partire per le Crociate o al ritorno dalla terra Santa. La storia cambiò nel 1314 quando l’allora Chiesa di San Giovanni assunse il nome attuale diventando il Duomo della città e il simbolo della convivenza pacifica tra i popoli diversi. Il rosone traforato presenta il simbolo della Stella di Davide, gli ornamenti tipici del mondo arabo-musulmano, quindi al centro l’Agnus Dei dei cristiani che però simboleggia anche il passaggio dal sacrificio umano a quello animale delle tre religioni del libro. In basso la Madonna di trapani del Gagini e motivi fitomorfici che ornano anche capitelli ed archi a sottolineare la visione comune del Paradiso come di un giardino. 

Se aveste l’opportunità di recarvi a Trapani nella Settimana Santa molto coinvolgente la tradizione profondamente sentita dei Misteri, conservati nella Chiesa del Purgatorio, gruppi di statue raffiguranti gli episodi della Passione della Morte del Cristo. Queste opere sono state realizzate da artigiani trapanesi in legno di cipresso e castagno per i corpi mentre i vestiti sono una composizione di stoffa e colla messa a punto dall’artigiano Giovanni Matera, nato a Trapani nel 1653. La processione che comincia nel pomeriggio del venerdì santo esisteva già all’inizio del XVII secolo e trova la sua origine nella sofferta Controriforma e nella tendenza barocca dell’esaltazione della Morte.  

Tra i più bei monumenti Liberty, anche ben conservato, di fronte al porto la Casina delle Palme detto anche Chalet, piccolo teatro all’aperto originariamente di varietà realizzato nel 1920. In gioventù vi cantò il tenore Enrico Caruso che però fu fischiato, arrivandovi ubriaco dopo una delusione d’amore. Una città da sempre melomane o molto esigente non gli perdonò l’errore. Qui se si viene in estate si può assistere a qualche manifestazione culturale. 

Per assaporare il gusto della città c’è l’imbarazzo dei dolci segnatamente quelli conventuali di Erice che sono pasta di mandorla con la cedrata, una sorta di conserva a base di cedro che nel periodo natalizio viene realizzata a cuore, decorata con Gesù mentre a Pasqua con l’Agnello. Tipica di qui la granita di gelsomino, oltre le più classiche; le ‘pesche dolci di Sicilia’, due parti del ‘frutto’ di pan di Spagna bagnati nell’Alchermes con ricotta e zucchero; e le ‘patate’, sempre pan di Spagna, farcito con marmellata e ricoperto di pasta di mandorle al cacao che dà quell’effetto polveroso della patata al naturale dove dei pinoli ricordano i suoi germogli. Naturalmente il pesce è protagonista della tavola, così come il sale, la bottarga e per accompagnare si può scegliere il pane di farina gialla con semi di sesamo; mentre a fine pasto il melone bianco ‘rugnoso’, rugoso lascia insieme il ricordo della dolcezza e della freschezza della città.

 

Bibliografia

www.westofsicily.it

Le Guide – la Repubblica, Trapani e la Sicilia occidentale, in collaborazione con il Comune di Trapani Gedi-Gruppo Editoriale 2021

Luigi Biondo, Il destino oltre il mare, Caffèorchidea 2023 (un romanzo che racconta la storia di una delle tante famiglie locali emigrate in Tunisia)

Salvatore Mugno, Com’è bella la città, Màrgana edizioni, 2022 (una raccolta di articoli di storia locale)

Alfonso Campisi, Terre promises, Ed. Arabesques, 2020 (Premio Ennio Flaiano per fiction e letteratura nel 2021, ora tradotto in italiano)

 

Articolo e foto di Ilaria Guidantoni

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