
SENZA POSA: l’impresa italiana del K2 nelle immagini di Mario Fantin, esploratore e cineasta delle terre alte
Senza Posa con la spedizione italiana sul K2 nel 1954
Un ragioniere, meticoloso, preciso e quasi invisibile, a qualche centinaio di metri dal tetto del mondo. Un regista al seguito di una delle pagine più emozionanti dell’alpinismo mondiale, che così definiva il suo lavoro: “Quello che cerco di fare è raccontare l’avventura con ogni mezzo che ho a disposizione, affinché la memoria delle imprese compiute non vada persa”. Mario Fantin è stato il testimone per immagini della spedizione italiana che conquistò il K2, la seconda vetta più alta del Mondo, nel 1954. A lui e al suo grande desiderio di raccontare è dedicata la mostra proposta dal Club Alpino Italiano al Museo di Geografia dell’Università di Padova. Il titolo “Senza Posa” nasce dall’ordine perentorio del capospedizione Ardito Desio che impone al fotografo e cineoperatore di non fermare mai un solo uomo in marcia, di non turbare o modificare il normale svolgimento della spedizione. Così, senza fermarsi mai, per poter riprendere il più possibile e senza mai mettere in posa nessuno, Fantin diventa il primo a spingersi con la macchina da presa oltre i 6500 metri di altitudine, insegnando poi a Lino Lacedelli e Achille Compagnoni ad usare la cinepresa per poter riprendere la conquista della cima. In mostra ci sono materiali dell’epoca come una tenda originale della spedizione: sarà proprio all’esterno di una tenda come questa che Fantin riprenderà le condizioni estreme che deve affrontare la spedizione durante una tempesta di neve. Fantin racconta pensando sempre a chi è a casa, e si chiede quale sia il modo migliore per fare capire la sofferenza, la paura, il pericolo, l’esaltazione.
Il taccuino inedito
Fantin scrive e disegna su un taccuino: scrive le sensazioni che prova, disegna le montagne e i paesaggi che vede, prende appunti per le riprese, disegna le inquadrature e si segna informazioni. Ed è proprio il taccuino, inedito, a diventare mostra facendo rivivere le sue emozioni. La scoperta del taccuino e la riscoperta della figura di Fantin si devono ad un altro cineasta, Mauro Bartoli che ha realizzato il film “Il Mondo in Camera” per far conoscere la straordinaria figura di Fantin. Affiancata alla mostra invece c’è la proiezione del film “Italia K2-riprese di Mario Fantin”, una versione delle sole immagini (restaurate) di Fantin, senza commento parlato, con sottotitoli e musiche per coro e orchestra scritte da Teo Usuelli nel 1954. La mostra fa immergere il visitatore nella storia della leggendaria spedizione italiana del K2 attraverso immagini, suoni e rumori, fa scoprire un personaggio mosso dalla curiosità, un viaggiatore instancabile, un esploratore e narratore. Con i suoi viaggi e le sue opere, una cinquantina di spedizioni sui 4000 delle Alpi, una ventina oltre i 5000 metri, circa 40 film di montagna, Fantin racconta e condivide creando memoria per il futuro, perché secondo il suo modo di vedere il mondo ciò che non viene raccontato sparisce.
Il Museo di Geografia: il primo in Italia
Il Museo di Geografia è di certo il degno luogo per ospitare questa mostra. Un museo che “esplora, misura, racconta” il mondo, nella vita di ogni giorno. Le sale del museo celebrano i nomi dei grandi geografi, esibiscono mappamondi e modellini che raccontano le modifiche che la terra subisce, mettono in mostra strumenti di vecchie spedizioni, oltre ad emozionare con una stanza immersiva che invita a riflettere su cosa sia la geografia. Il museo fa capire come l’uomo nei secoli ha esplorato, misurato e raccontato il mondo. Un museo non noioso, per quella geografia quasi sparita dai banchi di scuola e insidiata dal web, che vive qui come materia importante per spiegare il presente, svelare la rete tra le persone e le cose in uno spazio planetario. Il museo è nel centro storico di Padova, in un palazzo appartenuto alla famiglia dell’economista Leone Wollemborg, il cui nome è legato alla nascita delle Casse Rurali Italiane.
Si sale al museo superando la visione della geografia come semplice nozionismo di dati per arrivare alla raffigurazione di un mondo in cui i continenti sono raffigurati in una mappa dove si leggono parole come libertà, spirito, bellezza. Il piano nobile del palazzo ha ancora l’atmosfera neoclassica. Una curiosità da non perdere: il camino e la cornice del finestrone centrale sono la prima opera certificata di Gino Coppedè, architetto che diventerà famoso per un caratteristico quartiere di Roma. Tre sono le sale, dedicate ognuna ad una delle tre parole del motto del museo. Nella sala “Misura” ci sono strumenti di misurazione. Nella sala “Esplora” macchine fotografiche d’epoca, bussole e diari raccontano spedizioni leggendarie. La sala “Racconta” immerge il visitatore in video, suoni e luci per raccontare lo sviluppo della geografia dalle mappe medievali alle azioni quotidiane dell’umanità attuale. Alla fine della vista il museo invita ad impegnarsi in azioni che possano migliorare il rapporto dell’uomo col pianeta. Il museo accoglie il visitatore con cose eterne, con fiumi e montagne che in teoria non si muovono mai e lo lascia affidandogli un invito a modificare le proprie abitudini. L’invito ultimo è quello di andare alla scoperta dell’altrove, come i geografi e gli esploratori nei secoli e come Mario Fantin, il ragioniere esploratore narratore.
Informazioni – Mostra “SENZA POSA”
Museo di Geografia – Padova, Via del Santo 26
Tutti i sabati e le domeniche dal 26 febbraio al 26 marzo
Documentario “ITALIA K2. Riprese di Mario Fantin” proiettato nella sala attigua all’esposizione ogni sabato alle ore 16:00 e domenica alle ore 11:00.
Ingresso libero senza prenotazione
https://www.musei.unipd.it/it/museo-geografia-senza-posa
www.musei.unipd.it/it/geografia
Articolo di Eva Vallarin
Foto: Vittorio Galuppo e cortesia Museo di Geografia e CAI
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