
Visita alla Montagna Spaccata, tra Valdagno e Recoaro Terme (Alto Vicentino)
Le cose che mi legano all’Alto Vicentino sono sempre tante e quasi tutti mi legano a un racconto che ha a che fare con mia nonna. Quando ero piccola, mi incuriosiva un posto davanti al quale, ogni tanto, si passava. Io, con i miei occhi di bimba di 5 o 6 anni, vedevo un cartello con scritto “visitate la Montagna Spaccata”, il tutto con tanto di disegno che illustrava un monte spaccato in due, come se avesse una grande V a solcargli il petto. La Montagna Spaccata mi sembrava un luogo magico e, come continuo a pensare anche oggi, lo è davvero.
Situata a metà strada tra Valdagno e Recoaro Terme, lungo la SP46, la Montagna Spaccata continua ad attirare la mia attenzione. Quando ero piccola, mi raccontarono che quella montagna si era spaccata in due per via di un fulmine e io non sapevo se esserne meravigliata o impaurita. Crescendo, sono riuscita a entrare in contatto con la leggenda che, per saggezza popolare, riesce a spiegare l’origine di un luogo così particolare. Giusto perché siamo adulti e possiamo dire le cose esattamente come stanno, la Montagna Spaccata è una gola scavata dall’acqua di un torrente, percorribile in tutta sicurezza grazie a un sentiero e a un sistema di scale (quando ero piccola erano in legno ora sono in acciaio) che permette di risalire la gola, per un’esperienza speciale a contatto con bosco, roccia e acqua.
La leggenda della Montagna Spaccata
Tornando alla leggenda, le terre dell’Alto Vicentino da cui vengo sono grandiosamente intrise di cultura cimbra. I cimbri hanno introdotto nel nostro folklore delle figure mitiche, che per me hanno molto significato. Una di queste figure è l’Anguana, considerata – come diceva mia nonna – “una strega, giovane però”. E sempre spettinata perché mia madre, a sua volta, diceva di me che le sembravo un’Anguana per via dei miei capelli ribelli. La leggenda legata alla Montagna Spaccata parla di un’Anguana dal nome Etele. Come nelle migliori storie, Etele incontra un uomo di nome Giordano. I due si innamorano e vogliono passare tutta la loro vita assieme. Decisero di sposarsi, benché tutti cercassero di mettere in guardia Giordano dicendogli che c’era un sortilegio legato alla vita di Etele. Vissero per un po’ felici ma, un mattino, Etele si diresse verso la montagna perché doveva ubbidire al suo destino. Sua madre era una maga malvagia. Non appena Etele fu di fronte al monte, la montagna si spaccò in due e la inghiottì, per il sortilegio messo in opera da sua madre. Giordano vide la scena e venne investito dall’acqua che uscì dal monte. Venne spinto a valle. Rimase tutta la vita nei pressi di quel luogo, in attesa della sua Etele.
Visita alla Montagna Spaccata: indicazioni e consigli
Leggenda o no, quello che è vero è che, visitando la Montagna Spaccata, si entra davvero in contatto con la forza della natura che si esprime attraverso roccia e acqua. Il luogo passa dall’essere silente e tranquillo – io dico sempre che, per me, è Gran Burrone de Il Signore degli Anelli – a cercare di contenere un impeto e un suono spettacolari. Per visitare la Montagna Spaccata, tra Valdagno e Recoaro, si paga un biglietto alla cassa (5€ per gli adulti; 3€ per i bimbi) del vicino Ristorante e punto di ristoro. Si indossano i caschetti protettivi fortini gratuitamente e si inizia a passeggiare in quella splendida gola che non aspetta altro che essere scoperta.
Nel caso, dopo l’esplorazione, vi venisse fame, vi consiglio di fermarvi proprio al punto di ristoro. Quel luogo è molto più che un ristorante perché può essere il posto giusto dove fermarsi per una merenda (vi consiglio un buon panino con la sopressa. Per me, la loro sopressa è la migliore della zona) oppure per un buon piatto di gnocchi con la fioretta (link all’articolo) fatti davvero alla grande.
E chissà mai che, nel vostro vagabondare per la gola della Montagna Spaccata, non sentiate la voce di Etele, intenta a chiamare il suo Giordano. Per aggiungere un po’ di magia al tutto, sappiate che, soprattutto in estate, sono possibili anche le visite in notturna. E che Etele vi accompagni!
Articolo e foto di Giovy Malfiori
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