
Livorno, città d’acqua e di mare
Città di fondazione tarda che portò via il ruolo di protagonista a Pisa, una rivalità che a tutt’oggi si sente e, che da sempre vive attaccata al suo porto che ne è croce e delizia. Già i Medici ne avevano colto il ruolo strategico, di sbocco al mare dei fiorentini, con un progetto di navigabilità dell’Arno fino a Pisa e di lì un ‘raccordo’ di canali con Livorno. Fu Leonardo da Vinci a studiare la rete di vie d’acqua a Livorno chiamate ‘fossi’. Noto il Canale dei Navicelli realizzato fra il 1563 e il 1575 per collegare il Porto di Pisa a quello di Livorno. Il mare è la risorsa per eccellenza della città, uno dei primi porti turistici e non solo, che l’abbraccia stretta per 10 chilometri con un bel lungomare dal quale nelle giornate terse si vede l’arcipelago toscano. Il mare l’accarezza mitigandone il clima e creando un piccolo paradiso. In epoca moderna il suo nome è stato legato prima alla cultura dei Macchiaioli il cui itinerario lo seguiremo nella prossima passeggiata sia per la nascita storica del partito comunista nel 1921 che ha messo l’accento sul carattere ribelle, rivoluzionario, verace quanto arguto, dando alla città una cultura ‘alternativa’ vivace. Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale è stata pesantemente bombardata e danneggiata. Così, un po’ a causa di una ricostruzione scellerata dal punto di vista urbanistico, un po’ di una nomea che spesso è più forte della stessa realtà, è uscita per lungo tempo dagli itinerari turistici. Forse anche perché non ha un monumento simbolo come accade per altre città toscane. Troppa bellezza e troppo vicina, Livorno ha scelto di guardare al mare, spesso luogo di passaggio per la vicina Piombino da dove ci imbarca di preferenza per l’isola d’Elba. Eppure la città ha un suo fascino anche estetico, sebbene lontana dagli stilemi del tipico di una passeggiata in Toscana.
Livorno si può raggiungere dal mare, in autostrada lungo la FI-PI-LI che collega Firenze a Pisa e in treno con vari regionali dalle città della Toscana; mentre da Roma una Freccia non troppo veloce ma di grande suggestione paesaggistica arriva in meno di tre ore. Per chi volesse arrivare in aereo, l’aeroporto di Pisa è a 15 minuti di treno.
Itinerario di Livorno, tra terra e mare
Effetto Venezia
Il porto è in città, comodo e l’acqua può essere protagonista di una visita della città a partire dal Quartiere Venezia, detto così proprio perché sorge su canali, un tempo abitato dai portuali, dove in estate celebra “Effetto Venezia”, festa di luminarie con diversi eventi culturali e ricreativi a corredo. Vale certamente la pena una passeggiata tra i fossi con un giro organizzato che consente uno sguardo interessante della città toccando i luoghi più noti, fino a uscire sul mare e rientrare, con uno sguardo al Monumento dei Quattro Mori. Interessante anche il porto Mediceo con la Fortezza Vecchia, vicino alla cosiddetta Fortezza Nuova che avrebbe dovuto occupare tutto il Quartiere Venezia, per altro non di molto posteriore alla prima, ora sede di attività culturali e ricreative.
Il lungomare tra passato e presente
Il lungomare dal centro cittadino verso sud ci accompagna in una lunga passeggiata, dalla Fortezza verso i Cantieri Orlando, che lasciano sul lato terra il quartiere Cappuccini e poi San Jacopo; quindi lo Scoglio della Regina, dove c’è l’istituto di biologia marina e l’Acquario, piccolo ma di qualità. Di grande suggestione la Terrazza Mascagni, in onore del grande compositore nato il 7 dicembre 1863 a Livorno e morto a Roma il 2 agosto del 1945, noto soprattutto per Cavalleria rusticana, dramma della gelosia ispirato alla celebra novella di Giovanni Verga. La terrazza liberty con tempietto si affaccia sul mare ed è bordata da una serie di giardini sul lato della strada dove si affacciano bei Palazzi come Palazzo Caprilli, il più antico della zona antecedente l’Unità d’Italia; qui d’estate vi sono concerti e manifestazioni di vario genere. La passeggiata merita uno sguardo al mare e uno alla città, approfittando dell’andata e ritorno, avvalendosi anche dell’autobus che in città è comodo, pulito, raramente affollato e dalla stazione consente di arrivare al mare e proseguire verso sud, fino all’Ardenza (le due linee principali sono la Lam rossa e la Lam blu).
Grand Hotel Palazzo, il fascino del Liberty
Una tappa ‘preziosa’ è il Grand Hotel Palazzo di stile Liberty, albergo a cinque stelle dov’è possibile andare anche solo per un aperitivo o una cena sulla terrazza: un incontro tra il passato fastoso e l’atmosfera internazionale di oggi, è stato anche set di film. Praticamente di fronte i famosi Bagni Pancaldi, con prezzi popolari, che ricordano quando Livorno era meta di villeggiatura prima che fosse sorpassata da Viareggio. Qui allo stabilimento balneare tra l’altro nel 1912 c’è stata una grande esposizione d’arte dedicata ai Macchiaioli. Già nei primi decenni dell’Ottocento, grazie allo sviluppo del turismo balneare, Livorno era infatti divenuta una meta molto frequentata dalla borghesia italiana e internazionale favorendo il sorgere di numerose strutture ricettive quali i Casini d’Ardenza, il citato Palazzo Caprilli e appunto il Grand Hotel Palazzo, ai tempi Palace Hotel.
D’altronde proprio a quel periodo risale la splendida architettura liberty della città, soprattutto nei quartieri residenziali lungomare e salendo verso il Santuario della Madonna di Montenero. Nel 1888 la realizzazione del vasto edificio fu voluta da Bernardo Fabbricotti e progettato da Enrico Azzatti. Nel 1898 poi l’albergo fu chiuso e la nuova riapertura, nel 1904, non ebbe grande successo, a causa della crescente concorrenza turistica della Versilia. Durante la Seconda Guerra Mondiale poi subì forti danneggiamenti, ad esempio all’ala meridionale dell’immobile. Nel 2004 furono poi avviati importanti lavori di restauro dopo l’acquisto da parte dell’imprenditore Andrea Bulgarella che hanno riportato l’edificio alle condizioni originarie nel 2008. Il prospetto si richiama ad un disegno neorinascimentale, e presenta forti analogie con i fronti non distanti di Villa Mimbelli, sede del museo dei Macchiaioli e Villa Fabbricotti, entrambe progettate da Vincenzo Micheli, prossime nostre mete. Le ali laterali sono alleggerite mediante grandi serliane che si affacciano ai livelli superiori su ampi balconi mentre il corpo centrale presenta una serie di aperture a tutto sesto molto ravvicinate, precedute anch’esse da balconi fortemente aggettanti. Per quanto riguarda la copertura, l’ultimo restauro ha permesso di valorizzare le piccole torri che caratterizzano la sommità dell’albergo, dove la tradizione vuole che Guglielmo Marconi abbia eseguito alcuni esperimenti sul telegrafo. Gli interni conservano il fasto e il fascino di altri tempi e all’ingresso è stato collocato un grande dipinto di Marc Sardelli raffigurante l’albergo nei primi anni del Novecento, oggi con 123 camere comprese sette suite e una suite reale. La posizione è spettacolare, a due passi dal Museo dei Macchiaioli di Villa Mimbelli, su un bel tratto della passeggiata a mare, proprio davanti alla Terrazza Mascagni e poco distante dall’Accademia Navale, altra meta molto suggestiva dove si possono prenotare delle visite ed entrare in un mondo singolare di eccellenza internazionale.
Proseguendo a sud la passeggiata con le sue ville e le classiche palazzine con le altane sopraelevazioni del periodo Liberty, conferiscono il fascino d’antan al luogo. Sul lato del mare le ‘baracchine’ in muratura tipiche della città dove si può mangiare in modo più o meno spartano. Caratteristiche le località dell’Ardenza e poi di Antignano, a sud del quartiere di Ardenza a pochi chilometri dalla frazione di Quercianella, dalla quale è separato da un suggestivo tratto di costa a strapiombo sul Mar Ligure e dove sorgono alcune torri d’avvistamento.
I fuochi di segnalazione all’Ardenza e Antignano
L’Ardenza si chiama così da Ardens, ‘ardente’ per via dei fuochi di segnalazione per le navi dirette a Porto Pisano o Ardenza, appunto che in passato indicavano ai marinai la vicinanza della terra. Le origini dell’abitato di Antignano sono altresì remote dato che sembra che il nome derivi da quello di un Antinius o Antonius o ancora Antenius, un gentilizio romano proprietario dell’area sulla quale poi sorgerà il primo villaggio. Secondo altri potrebbe derivare da Ante Ignem, ovvero la località posta prima dei fuochi. Il livornese ha un rapporto stretto con il mare che vive tutto l’anno, soprattutto nella zona sud della città, con il mare di scoglio verso Calafuria.
Il mare nel piatto
Anche a tavola è protagonista con il piatto iconico del Cacciucco con le 5 C, piatto che sembra sia un’interpretazione della chachouka maghrebina nata dall’incontro con i pescatori tunisini che la sera a bordo con il pesce rimasto, spesso quello più povero, liscoso ma saporito, ammorbidivano il pane secco e lo condivano con salsa di pomodoro insaporendolo con aglio, pepe e peperoncino.
Altro piatto noto il baccalà alla livornese e tante specialità più o meno note che hanno assorbito anche la cucina ebraica vista la presenza nutrita di una comunità forte. A Livorno è facile mangiar bene senza spendere molto, più difficile trovare qualcosa di alta qualità ma non mancano posti interessanti. Due sono le bevande tipiche, il Ponce una versione rivisitata di antica tradizione del punch inglese, dato che arrivò con le prime navi inglesi, a base di rum fantasia, una profumata variante livornese della bevanda alcolica caraibica, zucchero semolato e buccia di limone, portando tutto a bolli, colmando poi il gottino, con un buon caffè ristretto e la Persiana tipica bevanda femminile, soprattutto estiva, fatta di anice, menta e sassolino per la parte alcolica, con quel colore verde appunto come le persiane. Il mare ci riporta anche al corallo e alla sua lavorazione con una tradizione importante storicamente anche se forse meno conosciuta di quello siciliano, sardo o della Costiera Amalfitana e non valorizzata turisticamente. La tradizione è soprattutto dell’oreficeria ebraica e il corallo a Livorno si indossa tutto l’anno anche in modo prezioso: c’è il corallo da giorno e da sera.
Articolo e foto di Ilaria Guidantoni
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