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Lecce, una passeggiata nel Barocco del sole

Cosa visitare a Lecce

Salotto e set

Lecce evoca il Barocco, la sua pietra chiara e calda, il sole del sud, il Salento che da qualche decennio è una meta ambita con il suo mare e quel misto di glamour e intellettuale che ne ha fatto la fortuna. Lecce è tipica e atipica a un tempo rispetto alla Puglia. Qui si fermano i treni, il Tacco d’Italia, città ex capitale del Regno insieme a Napoli e Palermo; e ancora città di notabili. È a due passi dal mare ma non è città di mare e a tavola questa distanza da Bari ad esempio la si avverte forte. Da sempre rivale, almeno nell’immaginario del capoluogo di regione, che guarda al nord, intraprendente ed effervescente, città di commerci; Lecce, perla della Regione, da alcuni definita la Firenze del sud, è un vero e proprio salotto, dai ritmi lenti. A Lecce non c’è un orario per gli appuntamenti ma un’indicazione: ci si incontra verso…Nei tempi più recenti è poi un set a cielo aperto dei film di Ferzan Özpetek e ci si può divertire a riconoscerne gli angoli.

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Il Barocco leccese

Cosa vedere a Lecce? Barocco e non solo, Lecce è una città ricca di testimonianze e opere d’arte di epoca romana, medievale e rinascimentale, anche se è conosciuta per lo stile ricamato, come un merletto, lontano dalle dorature e dall’eccesso della declinazione romana. Qui si esprime in una sua originalità, una declinazione raffinata che merita l’appellativo di ‘barocco leccese’, dalle decorazioni sgargianti che arricchiscono i rivestimenti degli edifici, i colori intensi della pietra leccese, un calcare tenero e compatto, dai colori caldi e dorati che si presta molto bene alla lavorazione con lo scalpellino.

L’arte barocca si diffuse a Lecce tra il Seicento e il Settecento, durante la dominazione spagnola, sostituendo l’arte classica e creando uno stile che si apriva alla fantasia e all’immaginazione. Il centro storico è ricco di esempi di questo stile che riveste particolari di frontoni, balconi e si nasconde in case private. La città, infatti, nota come la “Signora del Barocco”, è caratterizzata da uno ricco e leggero ad un tempo come un pizzo che riveste tutto il centro storico: guglie, portali, chiese, monumenti e abitazioni, anche con piccoli particolari.

Una passeggiata nel Barocco

Il mio itinerario nel Barocco del sole parte dall’alto, dal Campanile, a 43 metri, dal quale si può ammirare, il panorama della città a 360 gradi, grazie ad un ascensore, realizzato recentemente e in piena sicurezza sismica. Il nostro percorso segue il circuito Leccecclesiae, realizzato dalla cooperativa sociale attiva nei Beni Culturali, Artwork, nata nel 2019. Stefano Rollo, Responsabile della comunicazione, è il nostro Cicerone e ci ha raccontato che, in collaborazione con l’Arcidiocesi della città, il primo obiettivo è stato tenere aperte le chiese dalle 9 del mattino alle 9 di sera tutto l’anno. Il punto di ritrovo è in Piazza Duomo e in particolare nel Chiostro dell’antico Seminario, dove oggi restano pochi seminaristi, che d’estate vive fino a mezzanotte con video Mapping della città.

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Incantevole il pozzo barocco dedicato in origine a Sant’Irene, originariamente patrona della città, che ancora raccoglie molta devozione, e poi a Sant’Oronzo che protesse la città dalla peste. La sala dell’ex Refettorio ospita al momento un tappeto molto grande di 64 metri quadri in via di restauro che ancora non si sa dove i visitatori potranno ammirarlo. È uno dei pochi tappeti di Gioacchino Murat che richiama l’attenzione anche dei turisti francesi, che amano particolarmente Lecce. Nello stesso complesso gli uffici, la biglietteria e il bookshop di ArtWork e il MuDas, il Museo d’arte Sacra, due sale ben allestite dove in pochi anni da 2mila visitatori siamo passati a 60-70mila. Qui segnaliamo alcune opere di scuola napoletana caravaggesca, in particolare un’opera di Paolo Finoglio del XVII secolo; L’Assunta di Nicola Fumo del 1689, un’importante statua in legno; Giuditta con la testa di Oloferne in cartapesta; e, infine, in una teca la testa di Sant’Oronzo di autore ignoto. La leggenda racconta che il santo fu decapitato e il suo capo rotolò fino a dove è stata poi costruita la Chiesa di Sant’Oronzo fuori le Mura, aperta nei giorni 24, 25 e 26 agosto nei quali si festeggia il santo e saltuariamente, patrono della città insieme a San Giusto e San Fortunato, le cui statue sono in Duomo.

Nello stesso complesso le Cisterne in via di recupero: una curiosità, sul fondo si trovano i palloni che sono caduti dal pozzo centrale con i quali giocavano i seminaristi.

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Lecce dall’alto, cosa guardare?

Ed eccoci sulla piazza del Duomo pronti a salire sul Campanile il cui ascensore è unico del suo genere insieme a quello di San Marco a Venezia, che però è stato ricostruito nei primi del Novecento. Dall’alto ci sono degli schermi interattivi che ci aiutano a orientarci in città. In ogni caso partiamo con lo sguardo a ovest in direzione, dove scorgiamo la cupola dai coppi smaltati colorati della Chiesa del Carmine, vicino Porta Rudiae, una delle tre porte della città e qui se si sale la sera si può vedere il tramonto; verso il mare, a est, invece, se la giornata è particolarmente limpida, si scorgono in lontananza le montagne dell’Albania. Sempre a est si intravede la bella Chiesa di Sant’Irene e i Teatini, quindi Santa Croce di spalle, Santa Chiara e San Matteo.

A nord possiamo intravedere la Chiesa di Santa Maria della Porta, vicino porta Napoli, eretta nel 1548 in onore di Carlo V, attraverso la quale si accede alla città vecchia. A sud, infine, una parte del Teatro Romano e la Chiesa di San Biagio prospiciente l’omonima Porta, della quale si scorge la statua del santo.

Con quest’idea panoramica della città possiamo incamminarci e programmarne la visita e cosa vedere a Lecce.

Il cuore spirituale 

Alla Cattedrale, voluta dal Vescovo Luigi Pappacoda e opera dell’architetto Giuseppe Zimbalo – che ha lavorato molto in città – costruita tra il 1659 e il 1670, si accede dall’entrata laterale, la Porta Sant’Oronzo, mentre la Porta principale è stata realizzata per il Giubileo del 2000 con il simbolo dell’alfa e dell’omega, del sole e della luna. Tra le molte opere accanto all’ingresso sulla destra in alto il bel Presepe del Riccardi. Il Duomo fu completato nel 1670 ed è stata un’opera non priva di insidie tanto che crollava a causa di calcoli probabilmente sbagliati, così il Vescovo di allora ‘punì’ l’architetto chiedendogli la realizzazione di alcuni altari come quello di Sant’Antonio. Legata alla reliquia della Croce, è dedicata a Maria Santissima Assunta. Vale la pena uno sguardo alla Cripta, cinquecentesca, molto raffinata, un intreccio di colonne e semicolonne con ricchi capitelli. In particolare siamo invitati a fermare il nostro sguardo su un capitello che evidenzia il campanile nel disegno originario e un altro dove una lupa attraversa il leccio, simbolo della città, da destra a sinistra, al contrario dello stemma della città. Usciamo da un’altra porta laterale, quella dedicata a Sant’Irene e ci incamminiamo tra le stradine silenziose di giorno, vocianti di notte per la movida, sbirciando nei cortili splendidi che si aprono qua e là.

Ci troviamo di fronte Palazzo Vernazza, gestito da ArtWork in partnership che rientra nel circuito di Lecce romana. Interessante perché all’interno sono stati trovati resti del Tempio di Iside e si può fare una visita con la realtà aumentata che ricostruisce virtualmente la città di epoca romana. Sulle tracce antiche, una tappa merita l’Anfiteatro.

La chiesa di San Matteo ci appare in tutto il suo splendore, con un effetto di sorpresa, sbucando improvvisamente dalle strette vie attigue. La sua facciata presenta una parte concava e una convessa, con una planimetria pseudoellittica, la decorazione di grande ricchezza e le due colonne all’ingresso sono invece senza finitura, a parte alla base della colonna di destra. La leggenda dice che l’architetto Giovanni Andrea Larducci fu ucciso dal Diavolo perché invidioso della capacità di creare tanta bellezza, così nessuno volle poi completare l’opera. In origine era dedicata alla Madonna della Luce, una delle poche raffigurazioni medioevali che resta all’interno – la particolarità è che allatta il bambino – prima che poi San Matteo proteggesse la città dalla peste.

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Penultima tappa la Chiesa di Santa Chiara e l’annesso Monastero delle Clarisse, oggi Museo di Storia Contemporanea della città, terminata nel 1691 a cura dell’architetto Giuseppe Cino. All’interno sollevate gli occhi e guardate il controsoffitto che sembra in legno ma in realtà è in cartapesta, una delle realizzazioni con questo materiale di maggior dimensione. 

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Infine la Chiesa di Santa Croce, simbolo di Lecce, datata della metà del 1600, con il suo rosone strepitoso, il più grande di Puglia quasi identico al più piccolo di Minervino che, si racconta, sia stato realizzato quasi come un bozzetto. Voluta con l’arrivo dei Celestini, il cui Palazzo è adiacente, presenta una facciata imponente dello Zimbalo, con una parte bassa sulla quale si aprono le porte, sopra la quale una serie di creature zoomorfe che sorreggono una balconata, simboli della vittoria di Lepanto, proprio sotto il Rosone. Il balcone finemente decorato – che abbiamo avuto la possibilità di vedere in anteprima – sarà aperto con visite contingentate da quest’estate. 

Il fascino di Santa Croce, una preziosa anteprima

All’interno la sera, su prenotazione, è possibile assistere ai cosiddetti Misteri di Santa Croce, installazione luminosa che consente di valorizzare molte opere e particolari. Così ad esempio il quadro di Celestino V, il Papa del ‘gran rifiuto’; il quadro dedicato a Sant’Oronzo che si dice protesse la città dal terremoto del 1743 con una dedica in dialetto leccese antico. E ancora un ultimo sguardo merita l’altare di San Francesco di Paola, con i colori ritrovati grazie al restauro recente e la reliquia murata. In particolare, tra le sue formelle che raccontano storie, la liberazione dell’ossessa con l’allusione alla Taranta e il ballo della pizzica. 

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Il cuore della città

Eccoci in un altro itinerario, che prende inizio in Piazza Sant’Oronzo, il centro della vita cittadina, nella quale campeggia la celebre colonna del Santo patrono, dove durante le feste si accendono le popolari luminarie colorate. A due passi da piazza Sant’Oronzo, per chi vuole godere una passeggiata nel vede, ci sono i giardini della Villa Comunale, intitolata a Giuseppe Garibaldi, un tempo era chiamata dai leccesi “Villa della Lupa” per la presenza di una gabbia in cui erano rinchiusi dei lupi: la lupa campeggia nello stemma della città chiamata Lupiae dai Romani. 

Cosa vedere a Lecce… ancora

Si può cominciare dalla Chiesa di Santa Maria della Provvidenza, in piazzetta Baglivi, e quella di Santa Maria di Costantinopoli in piazzetta Addolorata. In Via Umberto I, invece, da non perdere il cinquecentesco Palazzo Adorno e la Chiesa di di Sant’Irene. Vicino a Porta Rudiae merita una sosta la Chiesa di Sant’Anna con il suo Conservatorio che, con la ruota dove venivano lasciate le bambine che le madri non potevano tenere per essere poi allevate e istruite dalle suore, conservava appunto, custodiva l’infanzia.

I luoghi dello studio

Per chi ha più tempo vale la pena, vicino alla Chiesa del Carmine il Museo Castromediano, oggetto di un bel recupero, con un percorso didattico, spazi congressuali e una foresteria per artisti in residenza: Poco distante il Convitto Palmieri, antico convento dei Gesuiti, oggi uno spazio per studenti, molto curato e ben ristrutturato che offre un luogo di aggregazione con la bella sala dell’antica Biblioteca e il Museo della stampa con macchinari donati da alcune tipografie.

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Tra saperi e sapori

Liberrima, Libreria bistrot, istituzione leccese, è certamente un punto di ritrovo fra Piazza Sant’Oronzo e Piazza Duomo, in una città elegante e colta, ricca di manifestazioni culturali e festival anche nei dintorni.

Lecce è elegante, vicina al mare in termini di chilometri, non è una città marinara nel gusto, nelle vetrine come a tavola. Certamente piacevole una passeggiata nella zona appena fuori dal centro storico, a due passi da Piazza Sant’Oronzo, imboccando la via Trinchese per arrivare in piazza Mazzini e le vie attigue, quartiere moderno, curato, pieno di locali e con molti negozi.

Tra i sapori forse i cibi più iconici sono il Rustico, fatto di due dischi di pasta sfoglia, farcito con pomodoro e mozzarella e poi di volta in volta, con fantasia; e il pasticciotto, vera ghiottoneria. Il momento del caffè è con il caffè in ghiaccio con latte di mandorla. 

Poi c’è la Puccia, un panino con l’impasto della pizza di dimensioni un po’ più grandi del solito, farcito; fave e cicoria con crostini di pane croccante; ciceri e tria, piatto povero nato per riutilizzare la pasta e ceci avanzata e la pasta fresca fatta in casa rimasta che veniva fritta e mescolata insieme; e pezzi di cavallo al sugo piccante, uno spezzatino.

Dove alloggiare a Lecce

  • Al Mercure Lecce Hotel President, albergo con servizi curati, moderno, recentemente ristrutturato, fuori dal centro storico, in una zona commerciale molto vivace piena di caffè e locali; 
  • Al Patria Palace, di grande eleganza;
  • Suite Hotel Santa Chiara, albergo storico di grande suggestione;
  • a Hilton Garden Inn Lecce, buono standard internazionale per chi vuole fare una vacanza e a Hotel Risorgimento con il rinomato ristorante Le 4 spezie.
  • Accanto ai classici poi ci sono una miriade di Bed&Breakfast e soluzioni alternative.

Prima di partire

Per chi ha tempo, dopo una passeggiata nel Barocco del sole, la provincia è molto estesa e piena di sorprese, dall’Abbazia di Cerrate, fuori città; alla cittadina di Maglie, con la fabbrica del cioccolato, alla bella Galatina, per poi perdersi nel litorale. 

Come arrivare a Lecce

Per certi versi è più facile raggiungere Lecce da nord che da sud con voli su Brindisi, a una mezz’ora di strada (ci sono anche navette collettive), o su Bari che si trova però a 150 chilometri di distanza. In treno si può arrivare con una Freccia che da Milano arriva a Bologna e poi percorre la costa o da Roma via Caserta e Benevento per poi riprendere il lungo costa da Foggia a Bari quindi Lecce. Il tragitto è bello ma un po’ lento. Se si proviene dal sud è necessario passare da Napoli in treno o da Roma in aereo. Risultano abbastanza problematici in collegamenti con il Tirreno meridionale.

Articolo e foto di Sophie Moreau

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