Isola d'Elba Napoleone

A tavola con l’Imperatore, viaggio all’isola d’Elba di Napoleone

Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta,
Muta pensando all’ultima
Ora dell’uom fatale
né sa quando una simile
orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà. […]

Alessandro Manzoni

 

Sarzana e il Napoleonfestival

Il nostro ipotetico viaggio parte da Sarzana, all’estremo delle Liguria di levante, dove sembra che Gioacchino Murat, re di Napoli, abbia nascosto un tesoro. Il percorso ha inizio in piazza Matteotti, prosegue per in via Mazzini dove c’è il palazzo che fu scelto da Charlotte Bonaparte per trascorrere i suoi ultimi giorni. Subito dopo, c’è la fortezza Firmafede, cittadella militare che ospitò le truppe francesi durante la Campagna d’Italia. Dal 2001, qui si svolge il Napoleonfestival che culmina nella rievocazione storica con la sfilata per le vie della città. Quest’anno, l’evento si svolgerà dal 24 al 26 settembre.

Per il programma completo vi suggeriamo di visitare il sito: www.napoleonfestival.it.     

Alla scoperta dell’isola d’Elba

Nota in Italia e nel mondo per le sue bellezze e per l’enorme ricchezza di minerali, il nome dell’Isola dell’Elba è legato anche a un momento specifico della storia, ossia al periodo in cui ospitò Napoleone Bonaparte. Napoleone vi soggiornò dal 3 maggio del 1814 al 26 febbraio del 1815. All’Elba, Napoleone fuggì dopo la Campagna di Russia, disastrosa, e reduce dalla sconfitta di Lipsia. 

Napoleone lasciò sull’isola due importanti testimonianze, e cioè le sue due residenze Villa San Martino, nel centro storico di Portoferraio, e Villa dei Mulini, immersa nel verde a Marina di Campo.

villa di napoleone all'isola d'Elba

La cucina italiana del XIX secolo

Protagonista della storia del XIX secolo è il Risorgimento, un periodo lungo e faticoso, ma pieno di poesia in cui un popolo diviso trova finalmente la sua unità. Non essendo una vera e propria nazione non esisteva nemmeno una lingue comune, una legislatura e tanto meno una cucina nazionale.

Ogni ducato, borgo e regno tendeva a tramandare i propri usi e costumi, tendenzialmente isolandosi per lasciare tutto inalterato. La cucina popolare è fatta di prodotti che si potevano reperire all’interno dei confini, solitamente verdure, frutta, legumi, poca carne in base alla varietà regionali.

La cucina all’isola d’Elba

All’isola d’Elba, nel primo Ottocento, le abitudini alimentari non erano molto differenti da quelle del resto d’Italia.

L’attività principale degli isolani era la coltivazione della vite, e l’abbondante produzione di vino era destinata principalmente all’esportazione e in piccola quantità al consumo interno. L’agricoltura era praticata solo per soddisfare le richieste interne: carciofi, cavoli, fave, piselli e cipolle erano le colture principali. La pesca rappresenta la risorsa principale per il fabbisogno alimentare. Importante la produzione di frutta, fichi, mandorle, uva in notevole quantità destinata anche all’esportazione. La farina di castagne è destinata alla produzione di pane. Il consumo di carne, per lo più di cortile, è destinato solo nei giorni di festa. 

Tipico dell’isola è la coltivazione di un particolare tipo di grano chiamato “biancolino”,  la cui farina è utilizzata per ottenere prodotti da forno sia freschi che a lunga conservazione. 

Durante di 10 mesi di esilio, Napoleone apporta dei miglioramenti all’economia dell’isola, i cui benefici sono arrivati fino ai giorni nostri. Apre nuove strade, riattiva i commerci e le industrie estrattive, sviluppa la pesca, incentiva l’agricoltura inserendo nuove sementi e promuovendo nuove tecniche di coltivazione. Tutto questo ha innovato anche la cucina isolana. Napoleone non era un gran gourmet ma è considerato un pioniere della valorizzazione e incentivazione dei prodotti elbani, ma non sappiamo quali fossero i suoi prodotti preferiti. Era sicuramente goloso di dolci, teneva in gran considerazione il suo pasticciere Pierrot. Ancora oggi nella rimessa è conservato il calesse da pranzo, che doveva essere sempre pronto.

Napoleone Imperatore

Come arrivare all’isola d’Elba

L’isola si raggiunge tutto l’anno dal porto di Piombino (Toscana) in un’ora di traghetto, costeggiando gli isolotti di Cerboli e Palmaiola.

Con l’aereo, potete comodamente raggiungere l’Elba atterrando all’aeroporto de La Pila, nelle vicinanze di Marina di Campo.

Dove dormire all’isola d’Elba

Experience Relais Loc. Il Termine

Dove mangiare all’isola d’Elba

Ristorante da Cipolla – Rio nell’Elba, per ottimi piatti elbani a base di pesce.

La ricetta del Bianco Mangiare

Il Bianco Mangiare, conosciuto in Francia come Blanc manger e di antica origine araba, si diffuse in Italia e principalmente in Sicilia verso il XII secolo.

È una preparazione dolce e delicata. Deve il suo nome al fatto che nella composizione prevalgono ingredienti di colore bianco: latte o polvere di mandorle. Anche in Valle d’Aosta, il Bianco Mangiare prende il nome di Blanc Manger e si prepara in due versioni: la prima con bevanda di mandorla, mentre la seconda, più elaborata, utilizza il latte di mucca.

In Sicilia, il Bianco Mangiare è un piatto preparato con mandorle tritate, zucchero, amido, buccia di limone, cannella, messo a raffreddare in forme di terracotta. In genere, viene servito su una foglia di limone, un piacere per gli occhi e il palato.

È citato tra i piatti preparati da Matilde di Canossa per riappacificare Papa Gregorio VII ed Enrico IV di Franconia.

Ingredienti per 8 persone
1 lt di bevanda di mandorla
100 gr di amido per dolci
120 gr di zucchero semolato
160 gr di pan di spagna al cioccolato (facoltativo)
18 tazzine di caffè amaro

Procedimento
Scaldare leggermente la bevanda di mandorle, coprire il contenitore con carta velina, aspettare che il composto sia freddo e riporre il contenitore in frigo per almeno una notte.
Il giorno successivo, prendere il contenitore dal frigo, mescolare bene il composto e lasciare stemperare a temperatura ambiente per almeno un paio di ore.
Sciogliere l’amido in poca bevanda di mandorla freddo; incorporare lo zucchero e il latte rimasto e, mescolando bene, lasciar addensare la crema su fiamma bassa.
Versare la crema in stampini monoporzione, far raffreddare in frigo per almeno 4 ore.
Preparare il caffè e farlo stemperare.
Impiattare il dessert, sbriciolare sul fondo di ogni piattino da dolce 20 gr di pan di spagna al cioccolato, adagiarvi sopra il Bianco Mangiare, innaffiare con qualche cucchiaino di caffè.

Articolo di Erica Zampieri
Immagini tratte da Pixabay

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