Carnevale Veneziano

Il Carnevale veneziano

La lunga tradizione del Carnevale di Venezia

In una città come Venezia il Carnevale con le sue maschere ha sempre trovato la sua dimora ideale. Già dal Medioevo vi si organizzavano feste e cerimonie e con il passare del tempo assunse un’importanza tale che, per i ricchi viaggiatori in cerca di forti emozioni, diventava una tappa obbligata. Chiunque volesse vivere situazioni che altrove non avrebbe potuto nemmeno immaginare, sapeva di poterle trovare solo qui alle feste strabilianti nei magnifici palazzi sul Canal Grande, indossando travestimenti ben codificati.

La trasgressione e l’ambiguità erano il valore aggiunto che Venezia riuscì a sfruttare facendo del suo Carnevale uno dei simboli dell’ultimo secolo di vita della Repubblica, il Settecento. Il declino della città dal punto di vista economico e politico era evidente per tutti e così, anche per esorcizzare la sua fine inevitabile, decise di concentrarsi e dedicarsi a questi divertimenti raffinati e lussuosi, che aumentarono la percezione di Venezia come la città più libertina del mondo.

Con le sue calli strette e poco illuminate diventava quasi una scenografia teatrale, il luogo ideale in cui muoversi nell’anonimato che solo una maschera può offrire. Un rito collettivo in cui chiunque poteva sentirsi protagonista in un mondo parallelo, intrigante ed affascinante.

costumi del carnevale veneziano

La rinascita del Carnevale di Venezia degli anni ’80

Con la caduta della Repubblica Serenissima alla fine del Settecento tutto cambia. Venezia perde la sua indipendenza e il Carnevale che l’ha resa celebre nel mondo non esiste più. Dobbiamo aspettare la fine degli anni ’70 quando, grazie ad una serie di iniziative spontanee nate da comitati di cittadini veneziani, c’è la spinta necessaria affinché si torni a pensare a Venezia come alla città delle maschere.

Tutto inizia con le feste per i bambini, le sfilate di maschere e di carri allegorici, a cui si aggiungono la regata delle Befane, il volo della Colombina e numerosi spettacoli teatrali. Le iniziative si moltiplicano e così, sull’onda del successo e dell’entusiasmo, il Comune di Venezia decide di far rinascere il Carnevale Veneziano in versione moderna nel 1980.

Il titolo scelto per la prima edizione è “Il Carnevale del Teatro” perché l’obiettivo dichiarato è quello di far tornare Venezia capitale europea del teatro: infatti il programma prevede 120 spettacoli, che vanno in scena nei sei teatri della città, da mezzogiorno a mezzanotte, per i sei giorni della manifestazione che inizia  il giovedì grasso per terminare il martedì grasso.

La cosa incredibile è che nonostante una scarsa pubblicità, arrivano molte più persone del previsto, circa cinquantamila, mettendo a dura prova la città che non si aspetta un successo così importante. I numeri continueranno a crescere anno dopo anno attirando sempre più turisti stranieri e facendo di Venezia, ancora una volta, la grande protagonista di questa festa.

Le maschere del Carnevale veneziano

Anche al tempo della Serenissima numerosi erano i travestimenti che i veneziani, ricchi o poveri, utilizzavano per mascherarsi, dal semplice pescatore chioggiotto al famosissimo medico della peste. C’erano poi gli spiriti folletti, un travestimento che utilizzava un piccolo scialle avvolto attorno alla testa per formare due piccole corna da cui uscivano nastri colorati e la gnaga, la maschera scelta dagli uomini che volevano travestirsi da donna.

Tra questi travestimenti però quello più famoso era la bauta, trasgressivo e se vogliamo anche un po’ inquietante. Poteva essere usato sia dalle donne che dagli uomini ed era composto da più elementi che coprivano tutto il corpo.

La maschera era chiamata volto o larva e nascondeva interamente il viso, con la parte inferiore più larga per permettere di portare il cibo alla bocca durante un ricevimento senza esser costretti a toglierla. Poi un cappello nero a tre punte, il tricorno. Per coprire i capelli e le spalle si indossava una mantellina leggera, lo zendale, e infine un lungo mantello che arrivava fino ai piedi, il tabarro, e i guanti a coprire le mani.

Accanto ai travestimenti dei veneziani c’erano anche le maschere tradizionali, quelle della Commedia dell’arte. Tra le più famose Pantalone, il vecchio mercante veneziano scaltro e risoluto; Arlecchino, il servitore bergamasco sciocco e credulone; il dottor Balanzone, il medico bolognese saccente e buongustaio; Pulcinella, il servo napoletano scansafatiche e malinconico; Colombina, la servetta furba e maliziosa.

maschere del carnevale veneziano

La Commedia dell’arte rivoluzionò il mondo del teatro e dalla metà del Cinquecento fino alla fine del Settecento ebbe un successo straordinario. Tra le numerose compagnie teatrali quelle italiane erano le più richieste ed alcune di esse erano chiamate a recitare nelle corti di tutta Europa.

Questa forma di spettacolo è molto legata a Venezia grazie al famoso commediografo Carlo Goldoni, che in questa città nacque nel 1707. Oltre a scrivere numerose opere, rappresentate nei teatri veneziani, contribuì a riformarla abolendo man mano l’uso delle maschere e sostituendo il canovaccio col copione.

Tutte queste maschere erano realizzate in cartapesta dai mascareri, una professione che si era quasi estinta con la fine del Carnevale ai tempi della Serenissima e che è rinata negli anni ’80. Oggi queste botteghe artigiane vendono maschere tutto l’anno e lavorano anche per il teatro, il cinema e l’opera. Alcune di queste affittano costumi e vari accessori, dalle scarpe al bastone, dalla parrucca al cappello, indispensabili per chiunque voglia partecipare ad uno dei balli in maschera organizzati nei palazzi veneziani.

Le frittelle di Venezia

La tradizione della frittella a Venezia ha radici lontanissime, perché già ai tempi della Serenissima esisteva il fritoler, specializzato nella preparazione e vendita di questo dolce e che si distingueva dallo scaleter che potremo invece definire l’antenato del nostro pasticcere. Era un mestiere semplice, che secondo la tradizione si tramandava di padre in figlio.
frittelle tipiche del carnevale veneziano

Passeggiando per le calli della città i veneziani del tempo potevano trovare un po’ ovunque delle semplici strutture di legno dove si preparavano e vendevano questi dolci, fritti al momento nel burro, nell’olio o nel grasso di maiale e che venivano esposti su piatti decorati assieme agli ingredienti usati nell’impasto: uvette, pinoli ma anche i cedrini, piccoli pezzi di cedro candito che oggi non si utilizzano più.

La tradizione continua ancora e così ogni anno, dal 7 gennaio al martedì grasso, le pasticcerie diventano tappe obbligate per gli amanti delle frittelle. Quella classica è la veneziana, preparata con un impasto ricco di pinoli e uvetta. Poi ci sono le varianti ripiene di crema o zabaione e per i più golosi quelle con crema al pistacchio e al cioccolato o con pezzetti di mela. Ad ognuno la sua!

Articolo di Marisol Michielin – Link

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