
Alla scoperta di Gaeta, cosa vedere
Cielo bigio, nuvole basse, mare tranquillo ma l’acqua è scura. Barche e barchini nella marina sono quasi immobili.
Guardo verso Gaeta vecchia, la Gaeta medioevale arrampicata sulla collina e sovrastata dal Castello Angioino – Aragonese e penso che con una giornata così potrò godermi una passeggiata solitaria esplorando vicoli e stradine che salgono e scendono tra case e palazzi. E infatti non c’è nessuno e siamo ben lontani dalla folla vacanziera estiva diretta soprattutto alle belle e bianche spiagge di Gaeta che si inseguono, forse per una decina di chilometri, lungo il litorale laziale.
Cosa vedere a Gaeta
Castello Angioino-aragonese
Salgo fino al Tempio di San Francesco la cui sagoma gotica si staglia altissima sopra una ampia e lunga scalinata. Non è ancora stagione e le chiese sono quasi tutte chiuse, ma il panorama è a disposizione. Due parole sulla chiesa fondata verso il 1200 da Francesco d’Assisi, ricostruita da Carlo II d’Angiò attorno al 1285 e restaurata da Ferdinando II delle Due Sicilie nella prima metà del 1800. Continuo a camminare costeggiando le mura del Castello Angioino-Aragonese che sale lungo il promontorio del Monte Orlando, oggi sede della caserma Mazzini e della Scuola Nautica della Guardia di Finanza. L’intero complesso è chiuso, qualche volta viene aperto nei giorni festivi.
Sembra che un “Castrum Gaetani” esistesse già a metà dell’VIII secolo, centro strategico di offesa e difesa militare, acropoli naturale poi ampliata. Senza dubbio questo castello-fortezza resterà a lungo al centro di molte vicende storiche. Di fronte, sul lato mare, c’è un bel palazzo ristrutturato e abitato, ricoperto di verde e con una targa che lo accompagna e che ci dice che l’edificio, detto Tettoia Angioina, è del XV secolo, poi distrutto dalle bombe durante la Seconda Guerra Mondiale e ricostruito per iniziativa privata nella seconda metà del XX secolo. Ottima iniziativa… La strada è silenziosa e molto pulita, come in tutta questa Gaeta da scoprire. Vedo anche una elegante targa di un B&B, in stile con i luoghi, che si chiama “L’Ambasciata” ed è chiusissimo in attesa dei turisti che verranno.
Penso che valga la pena di raccontare qualcosa della storia della Gaeta da vedere che, tra la dominazione sveva e quella papale, visse tempi travagliati. Prima di allora, per due secoli dalla metà del IX e fino al 1050 circa, Gaeta era capitale di un Ducato che includeva la piana di Fondi, il fiume Garigliano, le isole Ponziane e le terre di Monte Cassino ed era governata da un Ypata del quale parleremo più avanti. In quegli anni la città godeva di grande autonomia sostenuta da notevoli ricchezze, con una forte classe di mercanti e una considerevole flotta. Sembra anche che fosse città democratica e moderna, coniava la propria moneta, il Follaro, e affidava al popolo le votazioni su leggi e licenze pertinenti al vivere quotidiano. Tornando agli Svevi, Federico II, uomo di scienze e di politica, geniale e capace, ma non altrettanto democratico, già re di Sicilia, viene incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero nel 1220 da Papa Onorio III, ripristinando la dinastia del Barbarossa. Con il Papa successivo le cose non vanno altrettanto bene e Federico II si prende tre scomuniche tra una Crociata e l’altra. Gaeta, trovandosi nello Stato del Meridione voluto da Federico II che lì aveva stroncato il monopolio di Pisa, Venezia e Genova, si trovò al centro di eventi contrastanti e tutti bellicosi nelle lotte tra Imperatore e Papato.
Federico non voleva autonomie attorno a sé e sebbene fosse stato aiutato in passato dai Gaetani con denaro e navi, fece abbattere le molte e belle torri di Gaeta che appartenevano ai ricchi mercanti, e le fece sostituire con un suo castello, anche quello abbattuto alla sua morte nel 1250 e poi ricostruito.
Stato verticistico e potere centralizzato dunque, al quale Gaeta dovette sottomettersi. La città venne fortificata, poi assediata (ben 14 assedi nella sua storia) e invasa e fu sempre al centro di avvenimenti storici.
Poi vennero gli Angioini e gli Aragonesi che aggiunsero un altro castello al primo, senza mai separarli, semmai inglobandoli e munendoli di torri difensive e rendendo questo complesso-fortezza una vera Piazzaforte del Regno di Napoli del quale Gaeta continuò a lungo ad essere la porta di ingresso.
La storia è assai lunga e interessante e per citare gli ultimi fatti, durante i moti del 1848 Papa Pio IX si rifugiò a Gaeta per circa un anno durante il quale la città assunse la denominazione di “Secondo Stato della Chiesa”. Nel 1861 ha luogo l’ultimo assedio: Piemontesi contro Francesco II, e con la resa della città ha luogo la fine del Regno delle Due Sicilie e dei Borboni mentre nasce il regno d’Italia.
Dopo la parentesi storica è tempo di cercare le molte altre cose da vedere e scoprire qui a Gaeta. Le chiese, per esempio, che sono belle e moltissime.
Chiesa SS Rosario
Mi appresto a scendere per vicoli e scale, ma vedo in un piccolo cortile dall’aria abbandonata una chiesa – SS Rosario, già di San Tommaso Apostolo, XII secolo – che non sembra nemmeno una chiesa, è quasi interrata e nascosta dalla strada soprastante, aria triste e porta chiusa. Leggendo i cartelli di segnaletica turistica, per fortuna ce ne sono molti, scopro che la chiesa è annoverata tra le quattro parrocchie più antiche di Gaeta e che al suo interno balaustra e altare maggiore sono del 1700, la pala d’altare è di Sebastiano Conca e il crocifisso ligneo, del 1800 circa, è un dono di Gaspare del Bufalo. Sopra la porta della facciata principale, totalmente asimmetrica, unica decorazione una piccola scultura di una Madonna con Bambino. L’altra facciata con un campaniletto a vela è rivolta verso il mare.
Chiesa e convento di San Domenico
Scendo per via San Giovanni, vicoli puliti, porte e finestre ornati da piante e fiori, e subito mi imbatto in un’altra chiesa: San Domenico e convento. La chiesa viene costruita dopo la conquista aragonese del Regno di Napoli ma il convento è distrutto nel 1450 circa e in seguito ricostruito. In esercizio dal 1470 la chiesa ha una navata enorme ed un interno austero, le linee catalane tardo gotiche sono attribuibili ad Antonio Sagrera. Il corpo della chiesa ha subito modifiche strutturali nei secoli, la facciata spoglia con un’unica apertura rotonda in alto mostra i segni dei molteplici lavori e di antiche impalcature. Un po’ discosto c’è un bel campanile a base quadrata retaggio dell’edificio più antico. Da un altro cartello di segnaletica turistica leggo che parte dei luoghi è la storia interessante di fra Tommaso, 1484 Giacomo de Vio, grande teologo del tempo e legato pontificio presso Lutero e nel 1519 vescovo di Gaeta.
Continuo a scendere tra piante e fiori, in qualche punto una balaustra affaccia a mare, si apre una strada più larga con bei palazzi restaurati, a volte e in parte cinti da spezzoni di antiche mura, tra le quali sbuca il verde nuovo e vivo della primavera.
Palazzo Ducale
Mi fermo in un piccolo, tranquillo giardino, circondato da basse mura dove una volta sorgeva il Palazzo Ducale su due piani, ampio e di grande valore rappresentativo delle istituzioni, del potere e del prestigio raggiunto dalla locale famiglia Docibile che dominò la scena civica fino al 1200 circa quando la presenza di Federico II cambiò la storia dei luoghi e delle genti. A questa famiglia apparteneva l’Ypata Docibile II che viveva in questo palazzo e veniva chiamato Console, Duca o Patrizio Imperiale.
Adiacente al Palazzo c’era il Foro cittadino e la Cattedrale. Vado in quella direzione.
Basilica Cattedrale di S. Maria Assunta
La stradina stretta e breve con archetti e colonnine ha il fascino del passato. Mi affaccio sul porticciolo e sul bellissimo campanile della cattedrale. In pochi passi mi trovo davanti alla facciata neogotica dellaBasilica Cattedrale di S. Maria Assunta dedicata ai santi Erasmo e Marciano. L’interno è ricco di elementi decorativi con una parte medioevale e una romana. Cammino nella navata centrale su uno splendido pavimento neo- cosmatesco verso l’altissimo candelabro per il cero pasquale del XIII secolo interamente scolpito. L’altare maggiore, in marmi policromi, è fiancheggiato da un coro ligneo barocco; il Fonte Battesimale neoclassico è dono di Ferdinando IV di Borbone. Molti i monumenti funebri dedicati ai caduti nell’assedio di Gaeta del 1860.
Alle spalle della Cattedrale si erge altissima, fronte al mare, la imponente torre campanaria a base quadrangolare che presenta un arco gotico e una scalinata per accedere alla Chiesa. L’opera, in stile normanno, davvero eccezionale è di Nicola di Angelo (1148-1174) e mostra caratteri romanici con evidenti contaminazioni artistiche cristiane e islamiche. La torre ha tre livelli con un torrino ottagonale come copertura.
Gaeta, città dalle cento chiese, e cento cose da vedere, chiede tempo ai suoi visitatori perché offre molte preziose pietre miliari di una ricca storia locale.
Mi trovo a livello del mare, davanti al porto-marina, sul lungomare Giovanni Caboto.
Altre cose da vedere a Gaeta
Uno sguardo alla imperdibile chiesa di San Giovanni a Mare, XI-XII secolo, raro esempio di costruzione romanica a pianta basilicale, sovrastata da una rara cupola rotonda di manifattura bizantina (uno dei pochi esempi in Italia).
Tra le cose da vedere a Gaeta è anche importante il Santuario della SS Annunziata in via Annunziata, elegante la facciata su due livelli con un piccolo campaniletto a vela che completa la struttura.
Dopo tante chiese e tanta storia ci dedichiamo alla attualità e alla vita quotidiana ben rappresentata dai banchetti di frutta e verdura sotto le mura del Castello.
Dove mangiare e dormire a Gaeta
Siamo nella parte moderna della cittadina dove pizzerie e ristoranti si succedono gli uni agli altri: ”Osteria Gaetana”, “Masaniello”, “Traniello”, bar-gelaterie “Il Molo” e con la raccomandazione di provare il piatto locale: la tiella. E’ una torta salata ripiena di polpo e olive; un piatto povero, unico e gustoso che ripete l’antica ricetta in uso tra i pescatori che mettevano insieme mare e terra tra due sfoglie di pasta di pane.
I Bed&Breakfast non mancano a mezza via tra mare e collina “Il Bottone al Duomo”, “la Bouganville”, “Il Quartuccio”. E altrettanti sono quelli tra corso Attico e via Indipendenza: “The Sorabellas”, “L’Oliva Contesa”, “Il Granello di Sabbia”, “La Camera della Nonna” e la casa-vacanze “L’Armonia”; la fantasia non manca e non c’è che da scegliere. Il turismo non manca, è evidente!
L’artigianato è un po’ carente e incontro soltanto la piccola bottega “The Hole” in via Docibile, dove il maestro Cosmo Di Santo crea le sue miniature, ceselli di arte in generale e i gioielli ricreati con materiali poveri.
Montagna Spaccata e la Grotta del Turco
Prima di visitare Via Indipendenza, l’unica parte interessante della zona moderna di Gaeta, parliamo della attrazione che ha dato sempre grande notorietà alla città: la Montagna Spaccata e la Grotta del Turco. Anche qui non manca un santuario edificato in cima al promontorio dai monaci benedettini nell’XI secolo. Arrivando in barca dalla spiaggia di Serapo sono ben visibili le tre profonde fenditure nella roccia sul lato occidentale del monte Orlando, che la leggenda vuole si siano create al momento della crocifissione di Cristo. Dal santuario partono i 300 scalini (oggi vietati per motivi di sicurezza) che portano alla Grotta del Turco e al mare, luogo strategico dove, nel Medioevo, trovavano rifugio le navi dei pirati saraceni che, nascoste dalla roccia, attaccavano di sorpresa le navi di passaggio per depredarle.
Via Indipendenza
La parte moderna di Gaeta non offre curiosità da vedere, ad eccezione di via Indipendenza nel borgo vecchio, uno stretto e lungo carrugio che corre parallelo al lungomare e che ha una storia tutta sua.
Dal Medioevo e fino al XIX secolo questa strada era l’unica via di accesso terrestre alla antica città-fortezza. Prima di allora – tra il 150 a.c. e il IV secolo d.c., c’è una lunga storia di insediamenti di eleganti ville romane lungo tutto il litorale di Gaeta, più o meno quello che è l’attuale centro storico, e accadeva che le ville avessero tutte un approdo dal mare mentre la cittadina restava isolata e senza collegamenti via terra.
Attorno al VII secolo l’Ypata locale Conte Anatolio I fece iniziare la costruzione di una strada che a tratti si sovrapponeva a quella romana, passava tra le ville, necessitava di variazioni nel percorso. Questi lavori alla fine cambiarono la configurazione della linea di costa di Gaeta. Questa strada era l’antenato di via Indipendenza che, con la costruzione in tempi recenti di corso Attico, è restata funzionale al quartiere e relegata a strada secondaria non più necessaria ai collegamenti tra Gaeta e Formia.
Oggi via Indipendenza corre dritta tra i vicoli accuratamente numerati che si aprono su entrambi i lati, verso la collina a salire e verso il mare a scendere. Ornata da fiori e piante, l’architettura della strada è animata da archi, archetti, contrafforti e sottoportici che, per i curiosi, conducono ad altre strade e storie. Lungo la via si incontra la Madonnella e i resti romani del I secolo a.c.; la Chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, XVII sec, detta degli Scalzi; la Chiesa dei SS Cosmo e Damiano e altri resti di costruzioni romane del II e I secolo a.c.; e ancora si incontra in un sottoportico l’inizio di via Atratina che porta in collina al Mausoleo di Lucio Sempronio Atratino – I secolo a.c., comandante della flotta di Antonio nel 38 a.c. e romano nel 34 a.c. – e ai resti della sua villa.
Ci fermiamo qui nella Gaeta da vedere, ma le scoperte non finiscono qui perché ogni singolo luogo visto e menzionato ha una storia più lunga che merita l’attenzione e l’interesse di chi visita Gaeta.
Articolo di Daniela di Monaco
Foto di Daniela di Monaco e della Pro Loco Gaeta
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