
Cosa vedere a Pozzuoli – Una lunga storia
Si può arrivare da Napoli in treno con la ferrovia Cumana oppure in macchina, e magari alla fine della visita ripartire con un traghetto per Ischia oppure Procida e godersi qualche giorno di vita isolana.
La lunga storia di Pozzuoli, “Puteoli”
Il Tempio di Serapide/Macellum accoglie i visitatori
A pochi passi dalla ferrovia Cumana e dal porto, nella parte più vitale e vivace della città, si erge uno dei monumenti più importanti del mondo antico: il Tempio di Serapide, simbolo di Pozzuoli o Puteoli, il nome della città in epoca romana, ricca e prestigiosa. Tra l’altro il Tempio ha rappresentato il simbolo del bradisismo flegreo ed è stato un eccezionale strumento di misurazione del fenomeno geologico consistente in un periodico abbassamento e innalzamento del livello del suolo. Infatti, esistono molte immagini che lo ritraggono completamente asciutto o semi-sommerso dalle acque del mare. C’è da aggiungere, per quanto riguarda l’aspetto naturalistico, che Pozzuoli e i Campi Flegrei sono una delle aree geologicamente più instabili al mondo, costantemente monitorate per predire eventuali eruzioni e/o terremoti. Il bradisismo testimonia appunto l’ininterrotta attività vulcanica. Una nota interessante ci dice che il Boccaccio nel 1341 visitò la zona Flegrea e annotò che “ il mare agitato irrompeva nel lago d’Averno.”
Tempio o mercato?
Il così detto Tempio di Serapide venne scoperto attorno alla metà del Settecento su iniziativa di Re Carlo di Borbone che ordinò lo scavo di un’area adibita a vigneto e chiamata “Vigna delle tre colonne” perché incuriosito dalle tre colossali colonne di marmo che affioravano dal fondo. Le attività di scavo, al di sotto di parecchi metri di residui marini, portarono alla luce una statua raffigurante il dio egizio Serapide – custodita nel Museo archeologico di Napoli mentre una copia è esposta nel Museo del Castello di Baia – seduto in trono come giudice dei morti, da qui l’idea iniziale che si trattasse di un luogo di culto – un tempio appunto – da cui anche il nome dato all’area. In realtà, un tempio di Serapide esisteva a Pozzuoli già prima del 105 a.C. ed era il più antico che si conosca in Italia. Ma non era questo ritrovato a metà Settecento grazie agli scavi del Borbone.
Solo in secondo momento si è appurato, invece, che si trattava di un Macellum, una struttura romana adibita a mercato pubblico dei commestibili con botteghe – in latino, tabernae – aperte sia verso l’esterno che verso l’interno e distribuite su due livelli, forse creato sul modello del macellum magnum eretto a Roma per volontà dell’imperatore Nerone. Il mercato costruito tra I e II sec d.C. fu oggetto di importanti ristrutturazioni sotto diversi imperatori.
Nasce Puteoli colonia romana
Prima di dedicarci alla visita della città, è bene dare una idea della storia dei luoghi. Strabone racconta che Puteoli o Puteolos, pozzo, caratterizzata dall’odore penetrante delle acquee sulfuree, era in origine solo uno scalo commerciale della colonia ellenica di Cuma. Ma la storia della città è molto antica e ci sono prove della sua esistenza fin dal VII secolo a.C. Senza scavare nell’incerto, di sicuro la città era stata fondata nel 528 a.C. da un gruppo di esuli, fuggiti dall’isola di Samo governata dal tiranno Policrate, che le diedero il nome di Dicearchia vale a dire “governo giusto”. Nel 421 a.C. passa in mano ai Sanniti e nel 228 a.C., dopo la conquista romana della Campania, diventa luogo di villeggiatura dei patrizi romani. Nel 194 a.C., dismesso il nome di Dicearchia, viene fondata la colonia romana di Puteoli, con finalità militari e commerciali mentre sul limitato spazio del promontorio, attuale Rione Terra, si insediano circa trecento famiglie di cittadini romani e vengono creati ottimi collegamenti stradali attorno alla città, verso Roma e verso altre città campane. L’abitato presto si espanderà oltre i confini del Rione Terra alle spalle della fascia costiera. Sul promontorio troveranno sede anche i principali edifici pubblici, sacri e civili, mentre ai piedi della collina la fascia pianeggiante verrà occupata da installazioni portuali e commerciali.
Ascesa di Puteoli
Il suo porto, fin dal primo momento, ricopre un ruolo fondamentale per gli scambi commerciali con Roma nonché per il commercio del grano. Di fatto Puteoli è il vero porto marittimo dell’Urbe, aperto anche a stranieri, soprattutto comunità orientali, con le quali Roma aveva relazioni commerciali. Il fatto che il porto di Puteoli avesse funzioni di scarico, scambi e distribuzione delle merci che arrivavano dall’Oriente, dall’India, dall’Arabia, dall’Egitto – una volta conquistato da Augusto – nonché complessi rapporti commerciali con paesi e popoli lontani da Roma, ha fatto sì che nella città si siano ritrovate are di marmo con iscrizioni dedicate al Dio Dusares degli Arabi Nabatei che avevano un santuario in città. Queste presenze, come anche quella di Fenici, Greci, Ebrei che avevano sedi commerciali nei pressi del porto, ci confermano che già nel II sec a.C. era iniziata l’ascesa economica di Puteoli, città cosmopolita che ospitava mercanti, banchieri e personalità straniere, venendo a contatto con usanze e costumi nuovi e sconosciuti.
Delo Minore
Un tempo esisteva l’emporio di Delo, città greca, il maggiore del mondo, porto importante al centro delle rotte marittime, mercato centrale del grano, sede di banchieri, emporio frequentato dalle genti dell’Egeo e centro religioso. Ebbene Pozzuoli fu detta “Delo Minore” perché, dopo Delo, l’emporio più importante era il suo, inizialmente indirizzato al commercio degli schiavi e poi di raffinate mercanzie d’Egitto e d’Oriente.
L’Impero con Augusto
Sotto Ottaviano Augusto, primo imperatore (27 a.C.- 14 d.C.) dopo il periodo repubblicano, la colonia viene rifondata con il nome di Iulia Augusta Puteoli mentre vengono ricostruiti in marmo, grazie anche all’intervento delle importanti famiglie locali, i più importanti edifici a carattere sacro e civile come il Capitolium. Quest’ultimo era situato all’interno del grandioso tempio di Augusto intitolato a Giove, Giunone e Minerva i cui resti sono stati inglobati nelle mura della Cattedrale di San Procolo. Uno spettacolo incredibile: eleganti colonne romane e vetrate che portano una luce bianca all’interno di questo Tempio-Duomo. Un edificio stratificato, metà chiesa e metà tempio romano che possiede anche un’altra particolarità piuttosto unica: è la prima chiesa nella quale ha dipinto una donna, Artemisia Gentileschi.
È sempre grazie ad Augusto che le esigenze di approvvigionamento idrico della città verranno soddisfatte con la realizzazione del grandioso acquedotto del Serino che, nel suo percorso, raggiunge la Piscina Mirabilis di Bacoli, costruita per le esigenza della flotta militare di Miseno, e serve anche Napoli, importanti città della Campania e tutta l’area Flegrea. A Pozzuoli l’acquedotto entrava passando sotto il monte Olibano, raggiungeva il castellum aquae per la distribuzione a pressione del flusso idrico e saliva fino al Rione Terra.
L’acqua e la sua distribuzione era uno dei temi importanti della propaganda augustea perché l’acqua è fecondità e ricchezza e attraverso questi risultati gli imperatori potevano dimostrare le proprie capacità, l’azione politica e la cura verso il popolo.
Puteoli sotto Nerone
Nel 60 d.C. Pozzuoli ottiene da Nerone lo ius coloniae et cognomentum, cosa che comportò benefici innegabili quale un importante riassetto urbanistico nella seconda metà del I secolo, l’abitato si amplia su terrazze intermedie mentre il Forum Transitorium di Via Rosini, costruito su una terrazza panoramica di fronte alla rocca del Rione Terra, acquistava funzioni di piazza cittadina. Questa area è stata individuata solo nell’Ottocento mentre alla fine del Novecento sono venute alla luce alcune botteghe. Anche il Rione Terra viene ricostruito sotto Nerone, mentre prende il via un progetto di un grande canale navigabile lungo circa 240 km (Fossa Neronis), importante arteria per i trasporti granari verso Roma, scavato tra l’Averno e il Tevere, completato per circa un terzo alla morte di Nerone.
Cosa vedere a Pozzuoli
I complessi monumentali di Puteoli
Con la costruzione del porto di Ostia, 70 d.C. iniziato per volere di Claudio e terminato da Nerone, Puteoli perse il monopolio del commercio marittimo con Roma, ma il suo declino non cominciò subito. Infatti, vari complessi monumentali sono stati costruiti in quegli anni e negli anni successivi: il Tempio di Nettuno, le colonne del Macellum o mercato alimentare, il Tempio Corinzio sotto Marco Aurelio, l’Anfiteatro Flavio, terzo al mondo per grandezza, costruito nella seconda metà del I sec d.C. Questi splendidi complessi monumentali per molto tempo sono rimasti in vista, curati e restaurati, resistendo alla azione di agenti atmosferici, caratterizzando il paesaggio locale e colpendo la fantasia di viaggiatori ed artisti soprattutto durante i Gran Tour. La vera ragione del declino della città risiede piuttosto nei fenomeni di bradisismo e sprofondamento del litorale che venne abbandonato dalla popolazione alla fine del V sec. che andò a vivere nel Rione Terra fortificandolo e facendone il castro puteolanum.
Ancora all’inizio del XVI sec. Pozzuoli subì altri pesanti fenomeni tellurici e di bradisismo che costrinsero i cittadini ad abbandonare il castro e a stabilirsi vicino al mare fondando un piccolo borgo di pescatori.
Lo Stadio
Esiste anche uno Stadio sulla via Domiziana – tra i pochi costruiti in Occidente e realizzato da Antonino Pio – e collegato ai giochi Eusebeia in onore dell’imperatore Adriano (117-138 d.C.), istituiti alla sua morte, che prevedevano gare atletiche e competizioni artistiche. Ancora oggi a Pozzuoli, nel mese di luglio, c’è un fine settimana dedicato ad appuntamenti di teatro, musica, sport e letteratura.
L’Anfiteatro Flavio
A pochi minuti di cammino dalla metropolitana (Linea 2 fermata Pozzuoli – Solfatara) sorge l’Anfiteatro Flavio, tappa imperdibile di una visita a Pozzuoli. Il sito è secondo, per dimensioni, soltanto al Colosseo di Roma e all’Anfiteatro di Santa Maria Capua Vetere. Gli scavi cominciarono nel 1849 e terminarono sul finire del secolo anche se l’area venne definitivamente liberata dai detriti solo nel secondo dopoguerra, verso il 1947. La struttura, risalente al I secolo d.C., è un’ulteriore prova dell’importanza assunta da Puteoli in epoca Flavia. Un’area per spettacoli gladiatorii i cui ambienti, specie i sotterranei dai quali le fiere venivano poi condotte nell’arena, sono giunti fino a noi in ottime condizioni. L’Anfiteatro Flavio è associato al culto di San Gennaro. Secondo leggenda, infatti, San Gennaro avrebbe dovuto essere sbranato dalle belve dell’Anfiteatro insieme ai martiri Festo, Desiderio e Sossio. Ma gli animali si accucciarono mansueti al cospetto dei santi la cui esecuzione fu spostata nei pressi della Solfatara. In ricordo della presenza del santo, nel 1689 venne costruita una chiesetta, andata poi distrutta durante gli scavi dell’Ottocento e successivamente sostituita da una cappella tuttora visibile.
Rione Terra – primo nucleo abitativo di Pozzuoli
Sorge su uno sperone di roccia tufacea a poco più di 30 metri sul livello del mare – che la circonda su tre lati – e ha conosciuto il suo periodo di massimo splendore nel II secolo d.C., quando il porto di Puteoli era il più grande dell’impero, terminal per l’importazione del grano prodotto in Egitto. In realtà, le origini dell’abitato risalgono all’epoca greca, circa 500 a.C. e prova della sua lunga storia è l’incredibile ma inevitabile stratificazione urbanistica.
Nel 1964, è stato rinvenuto l’antico Tempio di Augusto. Il luogo di culto di epoca romana era stato nel frattempo inglobato nel Duomo cittadino intitolato a San Procolo e fu solo un incendio della chiesa a renderne possibile il ritrovamento. Il Rione Terra, che si estende su due chilometri quadrati, ha un impianto urbanistico della città antica a maglia ortogonale, con il decumanus maximus che corrisponde alla via Duomo e il cardo maximus a Via del Vescovado. Lungo questi assi principali della città sono state ritrovate botteghe e ambienti vari che avevano diverse funzioni.
La storia del Rione Terra è tutta nelle sue stratificazioni che ci parlano degli insediamenti greci, dei tempi romani ricchi e fastosi durante l’età imperiale, fino all’epoca moderna quando ha attraversato diverse fasi complicate, soprattutto a causa del bradisismo. Nel 1970, per esempio, uno sciame sismico costrinse la gente del quartiere a sgomberare l’abitato. Ancora, dieci anni dopo, il terremoto con epicentro in Irpinia arrecò altri danni a questa area.
Eventi che hanno condizionato ripetutamente vita quotidiana, economia e demografia di Puteoli, alternando periodi di grande vitalità e benessere ad altri momenti di vuoto e desolazione. Le testimonianze archeologiche sono le sole a parlare di tutto.
La rinascita del Rione Terra è cominciata proprio dopo il sisma del 1980. Una paziente campagna di scavi, assieme al recupero delle innumerevoli tracce archeologiche sopravvissute nei millenni, ha consentito la riapertura al pubblico dell’area nel 2014. L’ingresso è in una traversa di via Marconi, a poche centinaia di metri dal porto.
Il percorso archeologico sotterraneo del Rione Terra è un viaggio nell’antica colonia romana di Puteoli, fondata nel 194 avanti Cristo e divenuta presto porto commerciale di Roma. Il percorso è situato sotto la rocca di tufo che domina il golfo di Pozzuoli, tra Nisida e Baia, e si sviluppa lungo gli assi principali della città romana. Passeggiando lungo le vecchie strade si resta colpiti e affascinato dall’architettura dei numerosi edifici, dai depositi di grano, dal forno per la lavorazione e la cottura del pane con le macine quasi intatte, dai criptoportici, dalle botteghe e dai magazzini. Due anni fa nel 2021 è stato inaugurato l’ampliamento del percorso archeologico, con nuovi tratti corrispondenti a due dei principali assi viari della città romana: la parte finale del cardo di via San Procolo, che si ricollega al decumano di via Villanova e il decumano di via Duomo, a Nord della Cattedrale. Completano il percorso il podio in tufo del Capitolium, il principale edificio di culto della colonia romana, inglobato nel tempio marmoreo di Augusto sotto la Cattedrale, e un piccolo ‘Museo dell’opera’ che ne ripercorre la storia.
Parco Avellino
Se fossero consentiti nuovi scavi di certo verrebbero alla luce altri reperti. Gli esperti sono convinti che attorno al Parco Avellino, a metà strada tra il centro storico di Pozzuoli e la città residenziale, ci siano molti resti di età romana che ancora non hanno visto la luce. Per esempio, due cisterne per la raccolta e lo smistamento delle acque e un mascherone di età Flavia, sono stati rinvenuti non molto distanti e sono stati spostati all’interno di questo parco che offre loro una bella cornice naturale e che, negli anni ’80 del secolo scorso, è diventato proprietà del comune di Pozzuoli.
La Solfatara
La Solfatara è chiusa dal 2017 a seguito di un tragico incidente. A 1 km di distanza c’è il Santuario di San Gennaro. Nell’VIII secolo sul luogo della decapitazione del santo sorse una piccola chiesa paleocristiana, ristrutturata e ingrandita tra il 1574 e il 1580 e in seguito ricostruita a causa di un incendio. Nel 1945 il santuario è diventato parrocchia ed è meta di pellegrinaggio tutto l’anno.
Oasi di Monte Nuovo, ultimo vulcano dei Campi Flegrei
Questa vasta area vulcanica dei Campi Flegrei è ritenuta più pericolosa dello stesso Vesuvio e il vulcano Monte Nuovo, nella frazione di Arco Felice, tra il lago Lucrino e il lago d’Averno, ne è la prova. Si tratta di una collina di appena 140 metri sul livello del mare, riconosciuta come oasi naturalistica coperta da una rigogliosa macchia mediterranea di pini, lecci, corbezzoli, ginestra e mirto, con una manifesta attività vulcanica secondaria come le fumarole e con una magnifica vista che abbraccia tutto il Golfo di Pozzuoli. La particolarità del Monte Nuovo sta nella sua genesi. E’ il monte più giovane d’Europa, formatosi in poco più di una settimana, tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1538, a seguito di una violenta eruzione che distrusse il piccolo villaggio medioevale di Tripergole e le ville romane lì costruite, e creò, con i materiali eruttati, il Monte Nuovo che oggi è lì ad attendere i visitatori offrendo piacevoli passeggiate lungo i suoi sentieri.
Arco Felice
Lungo la strada che da Pozzuoli conduce all’antica acropoli di Cuma, si passa sotto l’Arco Felice Vecchio, una meraviglia dell’ingegneria di epoca romana. Alto 20 metri e lungo 6 metri, l’arco fu realizzato sotto l’imperatore Tito Flavio Domiziano intorno al 95 d.C. per consentire il passaggio della via Domitiana attraverso il Monte Grillo.
Un progetto che rientrava nel programma di potenziamento della rete viaria dell’impero.
La Domitiana, l’arteria di comunicazione più rapida tra Napoli e Roma, era infatti una diramazione della via Appia (la strada che collegava Roma a Brindisi): partiva da Sinuessa (nei pressi di Mondragone), costeggiava il litorale flegreo e si prolungava fino a Pozzuoli e a Napoli, mentre una diramazione minore conduceva a Cuma e a Miseno, dove era di stanza proprio una delle due principali flotte militari romane la Classis Misenensis.
Per costruire l’Arco gli ingegneri romani allargarono la gola che divideva a metà la collina di Monte Grillo, scavata secoli prima dai greci.
La struttura fu realizzata in opera laterizia e rivestita da lastre marmoree, era costituita da un alto fornice, sormontata da due ordini di archi che presentavano, su entrambe le facce, nicchie destinate ad accogliere statue.
L’opera, che ammiriamo ancora oggi, aveva la funzione di contenimento di frane ed eventuali smottamenti ma anche di viadotto di collegamento tra i due versanti del crinale del Monte Grillo. Col tempo assunse anche una funzione difensiva diventando la monumentale porta della leggendaria città di Cuma per chi veniva da Pozzuoli.
Lago Lucrino
Il lago Lucrino si è formato in epoca antica a seguito del moto ondoso del mare che ha progressivamente portato sabbia fino a chiudere quella che era una insenatura naturale. Nel I sec a.C. nel lago Lucrino esisteva un vasto allevamento di pesci ed ostriche impiantato dal senatore romano Sergio Orata (nomen omen!), uno degli uomini più ricchi dell’epoca. Non a caso il nome Lucrino viene dal latino lucrum che significa lucro, guadagno, profitto. In seguito, a causa del bradisismo discendente, nel lago erano penetrate le onde marine che avevano danneggiato gli impianti di allevamento. Giulio Cesare fece sopraelevare l’istmo che separava il lago dal mare – sul quale venne poi anche costruita una strada detta Via Heraclea – così che gli allevamenti molto redditizi potessero proseguire per tutto il periodo dell’Impero Romano. Poco tempo dopo accadde che Agrippa decidesse di tagliare l’istmo e la strada, sostituita da un ponte mobile, creando un varco di 300 metri per consentire alle navi di entrare nel bacino del lago – c’era una guerra navale in corso tra Ottaviano e Pompeo – così una parte del lago Lucrino e il lago d’Averno furono trasformati in Portus Julius, mentre nella parte occidentale del Lucrino gli allevamenti ittici continuavano indisturbati.
Questo porto artificiale realizzato dall’architetto romano Marco Vipsanio Agrippa era un’opera ingegneristica di altissimo livello, con funzioni eminentemente militari, ottenuta collegando i due laghi dell’area flegrea al Golfo di Pozzuoli. Portus Julius però non ebbe vita lunga perché poco profondo e soggetto a insabbiamento e le pesanti navi da guerra rischiavano di sprofondare. E già nel I sec a.C. la flotta militare imperiale venne trasferita a Miseno mentre gli impianti portuali del Lucrino venivano utilizzati per scopi civili e commerciali.
In epoca romana il lago Lucrino era molto amato come luogo di villeggiatura, ameno e piacevole, come anche le città di Puteoli, Baia e Miseno senza soluzione di continuità; molte le sorgenti termali utilizzate, quest’ultime, fino al medioevo ma scomparvero verso il 1538 in seguito a una eruzione del Monte Nuovo che, invece, risparmiò Portus Julius. Tra una sommersione ed una emersione il lago Lucrino scompariva per poi apparire nuovamente…
Lago d’Averno
Il lago d’Averno, di origine vulcanica, famoso e suggestivo, è collocato all’interno di un cratere vulcanico spento, ed è circondato da alture: il Monte Nuovo ed il Monte del Grillo, mentre è separato dal lago Lucrino dallo sperone del Monte delle Ginestre. L’aspetto odierno non corrisponde a quello antico per le trasformazioni subite dal paesaggio in seguito all’eruzione che portò alla formazione di Monte Nuovo. Il lago d’Averno era legato a numerose leggende nate dai racconti di Omero, o testimonianze di Virgilio e di Dante Alighieri che, rispettivamente nell’Eneide e nella Divina Commedia, individuarono nel Lago D’Averno la porta d’accesso per l’oltretomba. Qui si trovavano culti dedicati a divinità ctonie o sotterranee – in particolare a Proserpina, la regina dell’Ade – e venivano consultati gli spiriti dei morti, ai quali si dedicavano sacrifici di sangue. Sempre Virgilio parla della presenza della Sibilla, i cui vaticini dipendevano non solo da Apollo, ma anche da Ecate, dea degli spiriti e della magia. Non mancava nemmeno una certa fama sinistra dovuta alle esalazioni gassose della zona che anticamente impregnavano l’aria allontanando gli uccelli migratori. La parola Averno deriva dal greco άορνος che significa, appunto, “senza uccelli”, oggi invece presenti in gran quantità. E infatti il birdwatching è una delle attività più praticate in questo luogo che offre molta natura e altrettanta storia.
La Riserva Naturale Cratere degli Astroni
Un Parco straordinario, dall’enorme valore paesaggistico, ambientale e archeologico, diventato riserva nel 1987 e gestita dal WWF Italia. E’ uno dei crateri più grandi (250 ettari) dei circa trenta esistenti nei Campi Flegrei, è attraversato da sentieri e osservatori per una ricchissima avifauna, attrezzati con bacheche e pannelli esplicativi. Fino al 2005 è stato un centro importante per il recupero della fauna selvatica. Durante il regno dei Borboni era un sito di caccia al cinghiale e al cervo.