castello di gradara

Il Castello di Gradara e la storia di Paolo e Francesca

Un viaggio nel medioevo tra letteratura e arte

Il Castello di Gradara si trova proprio al confine tra le Marche e l’Emilia Romagna, in cima ad un colle, a pochi chilometri dal mare. Si tratta di una delle costruzioni medioevali meglio conservate e più imponenti d’Italia. Il torrione principale, il mastio, è alto 30 metri e si erge su tutta la vallata. Il castello e il borgo furono da sempre legati alle vicende delle potenti signorie che governarono questo territorio. In particolare alcune di queste famiglie come i Malatesta, gli Sforza e i Della Rovere contribuirono ad abbellire e a rendere il castello una rocca inespugnabile. Il fascino irresistibile del Castello di Gradara si deve sicuramente alla celebre storia d’amore di Paolo e Francesca, una vicenda che, come si narra, si svolse e trovò il suo tragico epilogo proprio tra le mura della fortezza. La visita al castello vi trasporterà in un viaggio ricco di suggestioni. Vorrei raccontarlo attraverso un itinerario particolare, evocando alcuni riferimenti letterari e artistici legati ad una delle vicende passionali e tragiche più conosciute al mondo.  

Il Borgo di Gradara

Prima di arrivare al castello potrete percorrere il borgo di Gradara, che si trova stretto tra le due cinta murarie dell’intera fortezza. Per accedere si passa sotto la Torre dell’Orologio. Da qui, tra le stradine del piccolo centro, si sale fino in cima alla collina. Le mura che cingono tutto il borgo, insieme al castello, sono le componenti più suggestive dell’intera rocca. I camminamenti di Ronda, nei tratti percorribili, offrono delle vedute spettacolari che comprendono le colline marchigiane e la costiera adriatica, da Gabicce, Cattolica fino a Rimini. Un altro luogo particolare da visitare nel borgo è il Museo Storico. Qui sono conservati molti oggetti e documenti che raccontano le diverse vicende legate al castello e alle casate che lo abitarono. Da qui potrete anche accedere ad una delle tante grotte di Gradara, l’unica visitabile. Un insieme intricato di cunicoli scavati nella roccia proprio sotto il borgo. Probabilmente furono realizzate dagli abitanti per nascondersi o per fuggire in caso di pericolo.  

castello e borgo di gradara

Il Castello di Gradara

La Rocca è una struttura possente munita di tre ponti levatoi e doppie cinta murarie. Per entrare si passa dal ponte levatoio e si arriva nel cortile interno, il Cortile d’Onore, dove si affaccia il grande torrione con altri ambienti, le Prigioni e la Sala delle Torture. Le molte sale che si trovano al piano nobile, restaurate e allestite accuratamente, sono arredate con mobili antichi e arricchite da opere d’arte di gran pregio. Tra le tante stanze vi segnalo la Sala della Passione, il Camerino di Lucrezia Borgia, la Sala del Consiglio, la Sala della Giustizia e naturalmente la Stanza di Francesca. Molto belle sono le pitture nel Camerino di Lucrezia Borgia. Nella Sala della Giustizia potrete ammirare la Pala di Giovanni Santi, padre di Raffaello, della “Madonna in Trono con Bambino e Santi”. Al piano terra, dietro l’altare della Cappella, si trova la straordinaria opera di Andrea della Robbia, la Pala della Madonna con Bambino in “terracotta invetriata”, risalente agli anni ’80 del Quattrocento.

La Stanza di Francesca

Non appena entrerete nel Castello di Gradara verrete trasportati all’interno di un percorso, vero o immaginario che sia, che, come in una rappresentazione teatrale, vi farà rivivere la tragica vicenda di Paolo e Francesca. La stanza di Francesca ne è sicuramente il punto cruciale. Troverete qui tutti gli elementi del racconto dantesco arricchito di alcuni particolari romanzati. Ci sono tra gli altri il libro “galeotto” che i due amanti stavano leggendo, seduti uno vicino all’altra, il letto di Francesca nell’angolo della stanza e la famosa botola dalla quale Paolo tentò di fuggire, senza riuscirci, perché il suo mantello s’impigliò in un chiodo. Proprio questa sala è stata restaurata negli anni ’20 del Novecento, probabilmente ispirandosi alla famosa tragedia di Gabriele D’Annunzio, “Francesca da Rimini”, interpretata da Eleonora Duse. Troverete anche il vestito realizzato da Alberta Ferretti ideato proprio sui disegni originali dell’abito di scena della Duse. Ma Paolo e Francesca s’innamorarono veramente in questa stanza? Proprio questo fu il luogo dove furono trafitti entrambi da Gianciotto, il fratello di Paolo? Questo non è dato saperlo, certo è che in questa stanza si rivive tutto il fascino di un racconto divenuto una leggenda, anzi un mito letterario grazie naturalmente a Dante.

Dante e l’incontro con Paolo e Francesca

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona” 

Come potrei non citare la terzina di Dante che più di tutte rese Paolo e Francesca “immortali” nella loro passione d’amore. Dante collocò i due protagonisti nel V Canto dell’Inferno, nel girone dei lussuriosi. Qui i dannati vengono tormentati da un vento burrascoso che li trascina e li scuote incessantemente. Il suo sguardo è attratto da due figure in particolare che si librano avviluppate insieme. Dante è incuriosito e si ferma ad ascoltare il racconto di Francesca, Paolo invece non parla e piange. “Galeotto” fu il libro che li portò al bacio e quell’amore passionale che li travolse fu così irresistibile da condannarli alla morte e alla dannazione eterna, uniti per sempre nella loro sventura. Francesca racconta a Dante la sua triste storia, l’inganno del matrimonio per procura, l’amore che sbocciò incontenibile tra lei e Paolo, il bacio e la furia del cognato che li uccise. L’episodio dei due amanti narrato dal poeta affascinò letterati e artisti di tutti i tempi. Boccaccio contribuì alla sua diffusione nel suo “Commento alla Divina Commedia” e come abbiamo visto D’annunzio ne scrisse una tragedia. 

paolo e francesca dipinto di previati

“Paolo e Francesca” nel dipinto di Gaetano Previati

Molti furono gli artisti che interpretarono la vicenda di Paolo e Francesca nelle diverse epoche storiche, mettendo in rilievo alcuni degli svariati aspetti emotivi, quello passionale o quello narrativo, oppure quello tragico. Tra i molti interpreti l’artista che, secondo me, riuscì a rendere la forte carica emozionale del racconto dantesco fu il pittore ferrarese simbolista Gaetano Previati. Nel suo dipinto, “Paolo e Francesca”, per la precisione nella seconda versione del 1909, le due figure sono rappresentate attraverso una resa pittorica filiforme e vorticosa, caratteristica della sua stagione divisionista. La forma sembra dissolversi nel colore e nella luce, riuscendo a dare l’idea di due anime leggere librate nell’aria, proprio come le descrive Dante. I corpi sembrano non potersi staccare nonostante la bufera e la tecnica pittorica divisionista riesce a far vibrare le carni che s’inseguono sospinte dalla corrente. Se volete ammirare questo quadro si trova a Ferrara nella collezione del Museo dell’Ottocento delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea. È un dipinto che colpisce molto e riesce a rendere perfettamente la visione dantesca.  

Paolo e Francesca e il Castello di Gradara

I due personaggi che Dante raccontò d’incontrare nell’Inferno esistettero veramente. Francesca da Polenta era figlia di Guido, Signore delle terre di Ravenna e Cervia. Intorno al 1275 fu promessa in sposa al figlio di Malatesta da Verrucchio, Giovanni (detto lo zoppo), che diventerà Signore di Rimini. Si trattò di un’alleanza politica, usanza questa molto in voga a quei tempi. Al momento del matrimonio però si presentò non Giovanni ma il fratello Paolo (detto il bello), inviato a sposare la fanciulla per procura. Francesca, scoperto l’inganno, non poté fare altro che accettare la sua condizione, ma ormai tra lei e Paolo era nato l’amore e i due continuarono ad incontrarsi finché il marito tradito non lì scoprì uccidendoli entrambi. Il fatto di cronaca probabilmente circolò in fretta ma nessun documento può ad oggi attestarne la veridicità. Il racconto di Dante è la più importante e la prima fonte letteraria che lo descrive. Il Castello di Gradara divenne nel tempo il luogo ideale dove collocare l’avvenimento e rimase legato in maniera indissolubile a questo racconto. Sono sicura che dopo la visita la curiosità non vi abbandonerà più, sia per il fascino della fortezza medioevale, che per il racconto leggendario al quale è legata.

Articolo e foto di Morena Schiffo

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