
Cantina Zeni, 150 anni tra vino e lago di Garda
Presente a Bardolino da più di un secolo, la Cantina Zeni offre ai visitatori un percorso di conoscenza a 360 gradi del vino
Da secoli, quello del lago di Garda è un territorio vocato alla coltivazione di vigneti e quindi alla produzione di vini. Sono stati rinvenuti reperti che datano la vinificazione in queste zone già dall’età del bronzo. Lo attestano i ritrovamenti di numerosi vinaccioli nei siti preistorici tra Peschiera e Bardolino. Successivamente sicuramente i Romani producevano vino nelle ville rurali del territorio, vari resti infatti sono stati rinvenuti in alcune zone del lago.
Il clima permette di coltivare le viti con ottimi risultati dando vita alle denominazioni celebri come Bardolino e Chiaretto di Bardolino. Ormai non solo in Italia, ma anche nel mondo, il connubio tra lago e vino dà una forte spinta al turismo della zona.
Sempre di più sono le persone che scelgono le sponde del Garda non solo per la balneazione, ma anche per il cosiddetto enoturismo.
Per parlare del territorio in cui ha sede la Cantina Zeni è stata creata la Strada del vino Bardolino, un percorso lungo circa 80 km, che conta la presenza di più di 70 aziende vitivinicole.
Un percorso che oltre a prevedere visite in cantina offre una rete di ristorazione e accoglienza dislocata nei 16 comuni che compongono il percorso:
- Bardolino
- Garda
- Lazise
- Affi
- Costermano
- Cavaion Veronese
- Torri del Benaco
- Caprino
- Rivoli Veronese
- Pastrengo
- Bussolengo
- Sona
- Sommacampagna
- Castelnuovo
- Peschiera
- Valeggio sul Mincio
In questa zona si producono le uve presenti nelle DOC della zona Corvina, Rondinella, Molinara dalle quali nascono il Bardolino, rosso della tradizione, e la sua versione rosata, che dal 2019 ha la sua denominazione Chiaretto di Bardolino.
Da Bardolino, paese che ha dato il nome al vino, l’itinerario principale attraversa le località della zona Classica di produzione: Lazise, Affi, Cavaion, Costermano e Garda, per poi spostarsi verso sud.
Un percorso facile da seguire, ben segnalato come Strada del vino di Bardolino, un itinerario da percorrere a piedi o in bicicletta, entrambe scelte che permettono di vivere a pieno questa esperienza e immergersi nel territorio.
La Strada del vino attraversa vigneti, aziende agricole e cantine e conduce alla scoperta di un patrimonio artistico fatto di chiesette romaniche, corti contadine, ville cinquecentesche. Da queste parti molti i luoghi di interesse da visitare. Solo per citarne alcuni:
A Bardolino sulla strada gardesana, sorge la Chiesa di San Severo, uno dei monumenti più importante del periodo romanico nel Veronese.
- Castion e la sua stupenda villa Pellegrini, risalente al Settecento e visitabile anche internamente.
- Marciaga risalendo le colline sorge un’incantevole chiesetta romanica meta di pellegrinaggi: il Santuario della Madonna del Soccorso.
Eventi dedicati al vino
Ogni anno, Bardolino celebra il suo vino con due grandi manifestazioni alle quali partecipa anche la Cantina Zeni di Bardolino.
Palio del Chiaretto
Durante un weekend di maggio/giugno si celebra il Chiaretto dando vita al Palio, allestito direttamente sul lungolago, con eventi dedicati, degustazioni e allestimenti a tema.
Per il 2020 la manifestazione è stata ripensata a causa della pandemia, durante il week end sono stati creati quattro itinerari tour Bardolino, la Rocca, Cisano e Calmasino con un massimo di venti partecipanti per tou.
Alla scoperta di quattro cantine per ogni itinerario, diverse aziende, diverse realtà e difficoltà di percorso.
Festa dell’uva e del vino Bardolino
A fine settembre è la volta della Festa dell’uva e del vino Bardolino, sei giorni in cui buona parte del paese, e del lungolago, viene trasformato, passatemi il termine, in un grande grappolo d’uva.
Ovunque, l’allestimento richiama ed elogia il frutto che dà vita al vino, anche in questo caso degustazioni, musica e tante bancarelle che propongono i piatti tipici della zona. Tra le specialità della cucina di lago, ecco il luccio in salsa accompagnato con la polenta, e il risotto col tastasal.
Sono molti i turisti soprattutto tedeschi che programmano le ferie sul Garda in questo periodo.
Zeni 1870
Una storia lunga 150 anni quella della cantina veronese, che nasce nel 1870 con Bartolomeo Zeni, carrettiere di mestiere e appassionato pittore, commerciante di tanti prodotti sulle sponde del lago ma soprattutto di vino.
Le generazioni si susseguono e Gaetano continua il lavoro del padre Bartolomeo. È grazie ai figli di Gaetano, Faustino ed Ernesto che l’attività trova terreno fertile per il suo sviluppo futuro, anche commerciale.
Faustino è appassionato del lavoro della terra e in vigna, mentre Ernesto si occupa di vinificazione nella piccola cantina di via Garibaldi nel borgo di Bardolino. Inoltre, si prende cura soprattutto degli aspetti commerciali.
Gaetano detto Nino, assieme allo zio Ernesto, ha l’ambizione di voler modificare la filosofia aziendale, un’esigenza dettata da una maggior richiesta dal mercato estero. Ritiene, infatti, che buoni vini si possano ottenere non solo dalla mescolanza di uve, ma anche dalla vinificazione in purezza delle stesse, provenienti da zone ben distinte.
Da questo momento in poi, la condizione climatica, il sesto d’impianto e l’età della vite saranno per l’azienda il principale riferimento qualitativo di produzione, con la selezione accurata dei territori.
Gaetano Zeni, da tutti conosciuto come Nino, è stato il vero innovatore per questa cantina che da tanti anni è conosciuta in Italia e nel mondo per i suoi prodotti.
È lui che negli anni ’50 chiede ed ottiene di spostare la piccola cantina dal centro di Bardolino alla più grande cantina sulla collina che sovrasta il paese con una splendida vista sul lago.
La sua continua ricerca, la consapevolezza che il vino nasce in vigna e non in cantina, hanno permesso di affinare la tecnica, e anche di introdurre qualche novità: a lui si deve la creazione del Cruino e del Costalogo.
La cantina Zeni è il chiaro esempio di ricambio generazionale avvenuto con successo, ma anche di un team affiatato capace di lavorare in sinergia.
Gli eredi di Nino, il figlio Fausto e le figlie Elena e Federica, sono il cuore dell’azienda, nati e cresciuti nella cultura del vino, hanno saputo prendere le redini della produzione e traghettarla ai giorni nostri.
Fausto enologo, Elena e Federica specializzate nel settore vendite, ma anche enoturismo, sono riusciti a consolidare la presenza del marchio nel mercato mondiale.
Cantina Zeni e Museo del vino
Nella cantina in località Costabella di Bardolino è allestito il Museo del vino, voluto e realizzato nel 1991 da Gaetano Zeni. Offre una testimonianza della cultura vitivinicola della famiglia e un affascinante viaggio nella storia.
È suddiviso in aree tematiche dedicate alla filiera del vino, dalla coltivazione alla raccolta, trasformazione e imbottigliamento.
La coltivazione della vite
Non appena si entra ci si fa un’idea dei vitigni coltivati nella zona, anche del metodo della coltivazione: il doppio capovolto, il cordone speronato, la pergola trentina, il doppio guyot e il guyot semplice.
In esposizione in questa prima parte si trovano anche aratri a trazione animale e vecchi erogatori per lo zolfo, tutto ovviamente d’epoca e originale.
Un pannello illustra vecchi e nuovi sistemi di innesto della vite su portainnesto ibrido americano. La vite europea appartiene infatti alla specie Vitis vinifera, la più importante tra quelle europee, asiatiche e americane.
Alla fine del XIX secolo la maggior parte delle viti europee venne distrutta da un insetto parassita, la Filossera, che venne in seguito debellato con l’innesto su barbatelle di vite americana.
La lavorazione dell’uva
Il secondo settore del museo è dedicato alle fasi di trasformazione dell’uva in vino.
Tra gli strumenti da lavoro indispensabili per la lavorazione dell’uva vi è una pesatrice utilizzata fino al secolo scorso per la pesatura manuale delle ceste dell’uva vendemmiata.
Questo settore ospita, inoltre, due tipologie di antichi impianti di pigiatura: una pigiatrice meccanica dei primi del ‘900 e una pigiatrice classica manuale risalente al periodo medioevale.
Sono esposti anche due antichi carri utilizzati per il trasporto dell’uva e un rudimentale ripiano appassimento, sul quale veniva fatta appassire l’uva destinata alla produzione dei celebri vini Amarone e Recioto della Valpolicella.
Infine, al museo si trovano anche alcuni grandi imbuti in legno, secchielli in legno di varia misura e gerle per il trasporto del mosto e del vino.
La produzione del vino
In quest’area è possibile vedere alcuni esempi di attrezzature impiegate durante le operazioni di cantina: come ad esempio un torchio antico e alcuni carri un tempo utilizzati per trasportare il vino tramite l’ausilio di botti.
Troviamo anche alcuni modelli di pompe enologiche, utilizzate per i travasi del vino da una botte all’altra al fine di migliorarne la limpidezza.
Sono esposte anche diverse tipologie di tappatrici, alcune d’epoca medioevale interamente in legno, altre più recenti con componenti in ferro.
Gli attrezzi
Il bottaio è colui che realizza contenitori in legno di tutte le dimensioni, fra cui le botti. Il mestiere del bottaio era una volta molto diffuso, mentre oggigiorno è un’arte a cui solo pochi si dedicano. La produzione di botti oggi è una attività industriale. In Italia ci sono vari produttori, tra cui Garbellotto di Sacile, dove si è trasferita da Conegliano, che ha una ottantina di dipendenti e una ventina di milioni di ricavi annui.
Per costruire una botte servono cerchi in ferro dal diametro decrescente a crescente. Le doghe, accuratamente preparate all’interno di un cerchio di metallo, vengono curvate tramite il calore del fuoco su cui viene posizionata la botte parzialmente costruita.
La quinta sezione del museo accoglie un’esposizione di attrezzi e oggetti che richiamano alle origini dell’antica arte della vinificazione.
La torchiatura è la fase successiva alla pigiatura, l’operazione di spremitura delle vinacce. I torchi vengono riempiti con le vinacce tolte dal tino.
Le vinacce un tempo potevano essere torchiate anche più volte, ottenendo così un vino di qualità inferiore, ma ugualmente utile a coprire il fabbisogno della famiglia.
La Galleria Olfattiva
All’interno della bottaia è stato creato un percorso olfattivo, il primo in Italia, che ha il compito di accompagnare il visitatore a quella che poi sarà l’esperienza di degustazione del vino.
L’olfatto è spesso trascurato, ma è uno dei sensi più importanti, soprattutto nella degustazione del vino.
I profumi che sprigiona il vino sono l’essenza della nostra terra, sono l’inimitabile firma che rende inconfondibile ogni bottiglia.
Chi si accinge a compiere il percorso è chiamato a esaminare con l’olfatto, quindi ad annusare i due vini che poi andrà a degustare, Chiaretto e Amarone.
Il passo successivo è il percorso lungo una scalinata in cui si incontrano 14 essenze, realizzate per Zeni da Paola Bottai creatrice di fragranze, un percorso che farà scoprire i sentori che poi si ritrovano nel vino.
I Vini Zeni
La produzione di etichette è ampia, spazia dai bianchi fermi, agli spumanti, il rosati e i rossi per terminare con i vini dolci.
Oggi voglio però seguire il filo conduttore utilizzato fino ad adesso. Ho sempre parlato di Bardolino e di Chiaretto, le due denominazioni tipiche non solo del vino Zeni, ma anche del territorio in cui la cantina nasce e cresce.
Il Cruino
Abbiamo detto prima che il Cruino è il frutto della deduzione e dell’impegno di Gaetano Zeni. Lui ha capito che un vino può essere vinificato in purezza.
Oggi il risultato di questa intuizione è il Cruino IGT, un vino prodotto con Corvina Grossa 100%, terreni collinari di origine morenica e terreni rossi bruni di origine vulcanica.
Raccolta a mano selezionando con cura i grappoli migliori provenienti dai vigneti collinari, l’uva viene posta in plateau e lasciata appassire per favorire la concentrazione di zuccheri, estratto, aromi e glicerina.
Segua la macerazione per un periodo di 2-3 settimane, l’affinamento in barriques di rovere francese per 10–18 mesi, a seconda dell’annata.
Il risultato è un rosso rubino con riflessi granati, sentori di mandorla e frutta rossa, sapore minerale, avvolgente. Un vino da consumare in un lasso di tempo ampio, che evolve nel tempo e non ha nulla da invidiare al cugino più blasonato, l’ Amarone.
Il Chiaretto
Non voglio parlare di un solo vino Chiaretto della famiglia Zeni, che infatti ne produce più varietà. Mi piace parlare dell’idea che la cantina ha avuto per il 2020, un cofanetto dal nome “Gli anni più Rosa della nostra vita”, un racconto in rosa a partire dagli anni ‘70, un omaggio alla femminilità.
Un packaging accattivante per questo cofanetto che racchiude cinque rosati della cantina di Bardolino, abbinati ad altrettanti modi di vivere la femminilità:
- 1970 Chiaretto Classico DOC, il più rappresentativo della linea, ispirato alla “Ragazza della porta accanto”;
- 1980 Chiaretto Vigne Alte DOC Classico rappresenta la prima evoluzione di questa DOC, si ispira ad una femminilità più matura e consapevole;
- 1990 Rosato Marogne IGT Veronese affinato in legno, dal carattere deciso e anticonformista, ispirato a Pretty Woman;
- 2000 Chiaretto Spumante Brut DOC, la decade delle bollicine, sfarzo e lustrini. “The Queen Of Party” per una donna che ama festeggiare;
- 2020 Chiaretto in Anfora Doc, qui arriviamo alla rivoluzione a cui Zeni ci ha abituati negli anni, tradizione e visione del futuro. Abbinato alla generazione delle “Millenial Girls”.
Articolo di Samantha Fontana